sabato 28 aprile 2012

Storia e leggenda dei medici cubani a Miami/Historia y leyenda de los médicos cubanos en Miami


Storia e leggenda dei medici cubani a Miami
28 aprile 2012 - Edmundo Garcia http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

Lo scorso sabato 21 aprile il Primo Vicepresidente cubano José Ramon Machado Ventura ha riconosciuto il lavoro dei medici laureati a Cuba, cinquanta anni fa, in circostanze molto particolari; si tratta dei chiamati "Alunni del Centenario" o "Medici della Rivoluzione" che il 21 aprile 1962 incominciarono a rispondere ai bisogni della salute in un paese dove rimanevano pochi medici.
Per quanto riguarda il numero di medici che su cui ha potuto contare la Rivoluzione in principio, lo stesso Comandante in Capo Fidel Castro ha detto in un discorso a Santiago de Cuba il 27 luglio 1983: "Noi avevamo 6000 medici al trionfo della Rivoluzione, 3000 se ne andarono. Con i 3000 che ci rimasero e con quelli che abbiamo formato, abbiamo ottenuto questi risultati". La politica di furto sistematico dei professionisti medici a Cuba era iniziata con lo stesso trionfo della Rivoluzione e rimane fino ad oggi, dove ha acquisito un'ingannevole apparenza "legale".
Come ha ricordato il Vice Ministro della Sanità Pubblica di Cuba Dr. Luis Estruch nello stesso incontro, circa 400 di quella promozione del 1962 rimasero a Cuba tutti questi anni esercitando la loro professione con onestà, alto livello scientifico e diventando essi stessi, attraverso l'insegnamento, formatori di altri medici.
Il desiderio di restaurare il regime deposto ha portato ad una persecuzione generale che comprendeva, anche, il campo medico, non lasciando altra alternativa, alla rivoluzione, che difendersi in detta sfera, per cui nei mesi di settembre e ottobre 1960 si produssero nazionalizzazioni di laboratori farmaceutici USA a Cuba e delle più grandi “boticas” (farmacie ndt), che portò ad un'intensificazione delle restrizioni dell'interscambio medico con la nascente Rivoluzione.
Il governo incominciò a sviluppare, allora, nel quadro del nascente stato la produzione di medicamenti e la formazione di professionisti. Istituzioni non direttamente legate con questo tipo di servizio dovettero assumere compiti in questo campo, come accadde con l'Istituto Nazionale della Riforma Agraria, il Ministero dell'Industrie, il Ministero del Commercio Interno e il Ministero del Commercio Estero, che poi ha creato la società Medicuba. Stiamo parlando di un'epoca iniziale, tanto iniziale come l'agosto del 1961, momento della promulgazione della legge n° 959 che nomina il Ministero della Salute Pubblica come rettore del sistema medico cubano. Questa è la storia, o parte di essa, che dimostra che la socializzazione della medicina cubana non obbedì all'infondato desiderio di centralizzare ma a necessità molto concrete dove il sociale e il politico ebbero un peso importante. E' noto oggi, attraverso documenti declassificati, che il Consiglio di Sicurezza Nazionale del presidente Kennedy consigliò annegare Cuba per fame, penurie e malattia che portassero a un malessere per giustificare azioni maggiori, che comprendevano piani per il deterioramento dei suoi servizi di salute.
Nonostante la gioventù della Rivoluzione e tutte le difficoltà che attraversava, in questa prima fase si trovano anche i primi gesti di solidarietà con altri paesi più bisognosi o sofferenti per un'emergenza. Nel 1960, Cuba inviò collaborazione medica in Cile quando fu colpito da un devastante terremoto, aiuto poi ripetuto nel 1971 dinnanzi a una catastrofe simile; così come in Honduras e Nicaragua quando patirono gravi cicloni. Sin dai primi anni 60 Cuba portò i servizi medici in Algeria, Mali, Congo, Guinea e Vietnam. E a quell'epoca iniziale datano anche in tentativi politici di diffamare e danneggiare il lavoro umanitario cubano.
Cuba fu inoltre il primo paese che dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, offrì agli Stati Uniti aiuti medici, e che dopo il passaggio dell'uragano Katrina offrì di inviare brigate di aiuti, plasma e ospedali da campo nella zona del disastro; gli Stati Uniti li rifiutarono.
E' una lunga storia che si collega con le attuali calunnie propagandistiche contro le missioni mediche cubane; delle quali uno dei capitoli più vergognosi si riferisce all'incitamento costante ai medici cubani di disertare il loro compito nei più di 77 paesi dove lavorano 37000 professionisti della salute, facilitandogli materialmente e legalmente la fuga, e offuscando il loro giudizio con false leggende sul mondo idilliaco che li attenderebbe in una sorta di "grandes ligas" della medicina USA. I media stessi manipolati e manipolatori di sempre, si prestano a divulgare questi piani.
Il 16 gennaio 2011 Joel Millman ha pubblicato un articolo sul The Wall Street Journal, dove rivela la facilità con cui un medico cubano che lavora all'estero può chiedere l'aiuto di un'ambasciata USA per disertare la sua missione. Non importa i pazienti che smette di curare anche nel mezzo del trattamento, né il sovraccarico del suo team per il lavoro abbandonato.
Il giornalista Joel Millman racconta il caso di un medico disertore a cui fu sufficiente entrare in un internet caffè in Gambia, chiamare l'ambasciata USA in quel paese e dire semplicemente: "Io sono un medico cubano che vuole andare negli USA. Quando ci possiamo vedere?" Immediatamente, in quanto medico cubano, gli indicarono di andare in un affollato mercato della città e che si avvicinasse a una bionda vestita di verde, che era, in realtà, una funzionaria del consolato degli Stati Uniti . L'incontro della storia ebbe luogo nel settembre 2008 e il dottore in questione arrivò a Miami con lo status giuridico di rifugiato e la possibilità di ottenere la cittadinanza.
Da questo caso, The Wall Street Journal commenta (senza essere adeguatamente critico) le facilitazioni create per la defezione di medici cubani, dal 2006, stimolata da un programma chiamato Cuban Medical Professional Parole Program (CMPP) che, nel peggiore spirito della Guerra Fredda, cerca di sabotare il lavoro di solidarietà di un paese come Cuba, che l'ala destra della politica nord americana considera suo nemico.
Questo programma fu concepito dall'ex colonnello dell'esercito USA d'origine cubana Emilio Gonzalez, che come membro del Consiglio di Sicurezza convinse l'allora presidente George W. Bush che colpendo i programmi di aiuto medico cubano si controarrestava l'influenza politica dell'isola. Se Gonzalez chiama "influenza politica" lo sviluppo di programmi contro il colera, contro la malnutrizione, la malaria e contro l'AIDS, allora dovrebbe certamente incoraggiarsi la promozione di detta "influenza" come l'eccellente lavoro realizzato da Cuba ad Haiti, che ha meritato più di un elogio a livello internazionale.
Emilio Gonzalez è legato ai settori più estremisti della politica cubano americana di Miami, ed è apparso in una televisione di questa città rivendicando essere l'autore del riferito Cuban Medical Professional Parole Program (CMPP), che oltre ai medici agevola anche la diserzione di paramedici, terapisti, infermieri, allenatori fisici, dentisti e tecnici di laboratorio, insieme alle loro famiglie. Tra i grandi complici di questo programma, lo ripeto, è la stampa, che con le sue storie di medici vincitori, milionari, ipoteticamente impiegati nelle grandi sale di Chicago e Long Island, invitano i medici ad abbandonare la missione. E sono complici anche alcuni di questi stessi medici che, una volta arrivati ​​negli Stati Uniti, si dedicano a contattare i loro colleghi perché seguano il loro percorso. Un esempio di questo è il vergognoso programma "Barrio Afuera" che cerca di attentare contro il programma di collaborazione "Barrio Adentro" offrendo informazioni on-line per la diserzione. Ovviamente, quando questa avviene, l'aiuto degli istigatori brilla per assenza.
Gli interessi che si muovono dietro questa campagna contro le missioni mediche cubane all'estero sono così grandi che voglio confessare ai lettori che una delle maggiori difficoltà che ho avuto nello scrivere un articolo come questo si riferisce al timore mostrato e dichiarato dagli intervistati. Oltre a richiedere l'anonimato, alcuni addirittura sono arrivati a chiedere, posteriormente, di non utilizzare le informazioni fornite, perché qualcuno avrebbe potuto dedurre dal contenuto l'identità della persona che testimoniava. E' deludente vedere come alcuni vivono pieni di paura in una terra che gli é stata promessa proprio come la libertà.
Ad esempio, un neurochirurgo che ora lavora come guardiano notturno in un condominio a Miami, che ha 53 anni ed è improbabile faccia un internato per la dura discriminazione che esiste per indici di età, si é pentito di testimoniare nello stesso momento dell'intervista, per il timore e la vergogna di confessare il suo senso di fallimento professionale. Un altro medico ha inviato una lettera, datata 23 marzo, alla direzione del programma "La tarde se mueve" facendo conoscere i problemi che avrebbe portato far dichiarazioni circa la difficile situazione di molti medici cubani arrivati ​​negli Stati Uniti. Tra le altre cose che dice (cito testualmente): "... ho deciso di non poterti aiutare su questo argomento per ora motivato dal fatto che sto impegnandomi per entrare in un ospedale... avrebbe danneggiato il mio rapporto, non sarebbe salutare per raggiungere il mio obiettivo" .
Tra le testimonianze che mi permetto usare si trova quella di un altro medico cubano residente a Miami, che dopo aver pensato alla sorte di alcuni colleghi ha detto: "... è una realtà che di 100 medici solo 10 ricevono il board e di questi solo 3 o 5 arrivano a completare l'internato ed esercitare, è vero". Egli ha poi commentato: "La mia memoria ricorda 59 medici, negli ultimi 20 anni, che sono venuti negli Stati Uniti, medici che hanno fatto l'internato presso l'Ospedale Hermanos Ameijeiras a Cuba e qui riempiendo sacchi in un Sedano's (supermercato ndt) o prelevando sangue ... altri comprano titoli di infermiere e vanno sempre con un sasso in una scarpa per il fatto che non potranno mai esercitare e vedono gli errori dei medici, ma non possono dire nulla perché sono semplici infermieri". E' uscita anche la questione delle frodi, in cui qualcuno ha detto: "altri rubandogli le assicurazioni presso le famosi agenzie di home health".
Si parla inoltre del tipo di pratica meccanica, con poco spazio per la creatività medica: "ti tolgono il succo, sono molte ore di lavoro e nessuna di insegnamento, nella maggior parte degli ospedali si lavora come un mulo per produrgli biglietti." Ci sono chirurghi di prima rispondendo al telefono e compilando moduli senza prospettive reali sul piano scientifico. Destini tortuosi che, spesso, sono meno amabili di come li dipinsero. Troppi talenti sprecati per false promesse che non tengono conto delle enormi risorse che uno stato piccolo come Cuba ha utilizzato per la loro formazione. Un fatto che alla fine della giornata, salvo pochi ingrati, tutti riconoscono quando verificano l'alto livello della medicina che hanno appreso nelle università e ospedali di Cuba.

Historia y leyenda de los médicos cubanos en Miami
Edmundo García

El pasado sábado 21 de abril el Primer Vicepresidente cubano José Ramón Machado Ventura reconoció el trabajo de los médicos graduados en Cuba hace cincuenta años en circunstancias muy especiales; se trata de los llamados “Alumnos del Centenario” o “Médicos de la Revolución”, que el 21 de abril de 1962 empezaron a cubrir las necesidades de la salud en un país en que quedaban pocos galenos.
Respecto al número de médicos con que contó la revolución en un inicio, el propio Comandante en Jefe Fidel Castro dijo en un discurso en Santiago de Cuba el 27 de julio de 1983: “Nosotros teníamos 6 000 médicos al triunfo de la Revolución, se fueron 3 000. Con los 3 000 que nos quedaron y con los que hemos formado hemos logrado estos resultados”. La política de sistemático robo de profesionales de la medicina a Cuba había comenzado con el mismo triunfo revolucionario y se mantiene hasta nuestros días, donde ha adquirido hasta una engañosa apariencia “legal”.
Como recordó el Viceministro de Salud Pública de Cuba Dr. Luis Estruch en el mismo encuentro, unos 400 médicos de aquella promoción de 1962 permanecieron en Cuba todos estos años ejerciendo su profesión con honestidad, alto nivel científico y convirtiéndose ellos mismos, a través de la docencia, en formadores de otros médicos.
El deseo de reinstaurar el régimen derrotado condujo a un hostigamiento general que también abarcó el terreno médico, no dejando otra alternativa a la revolución que defenderse en dicha esfera, por lo que en los meses de septiembre y octubre de 1960 se produjeron nacionalizaciones de laboratorios farmacéuticos norteamericanos en Cuba y las mayores “boticas”, lo que provocó una intensificación de las restricciones del intercambio médico con la naciente revolución.
El gobierno empezó a desarrollar entonces en el marco del naciente estado la producción de medicamentos y la formación de profesionales. Instituciones no directamente vinculadas con este tipo de servicio tuvieron que asumir tareas en este campo, como sucedió con el Instituto Nacional de la Reforma Agraria, el Ministerio de Industrias, el Ministerio de Comercio Interior y el Ministerio de Comercio Exterior, que creó por entonces la empresa MEDICUBA. Estamos hablando de una época muy temprana; tan temprana como agosto de 1961, cuando se promulga la Ley No. 959 que nombra al Ministerio de Salud Pública como rector del sistema médico cubano. Esa es la historia, o parte de ella, que muestra que la socialización de la medicina cubana no obedeció a un deseo infundado de centralizar sino a unas necesidades muy concretas donde lo social y lo político tuvieron un peso importante. Se sabe hoy, a través de documentos desclasificados, que el Consejo de Seguridad Nacional del Presidente Kennedy le aconsejó ahogar a Cuba por hambre, necesidades y enfermedades que llevaran a un malestar que justificara acciones mayores, lo que incluía planes para el deterioro de sus servicios de salud.
A pesar de la juventud de la revolución y de todas las dificultades por las que atravesaba, en esa primera etapa se sitúan también los primeros gestos solidarios con otros países más necesitados o aquejados por una emergencia. En 1960 Cuba envió colaboración médica a Chile cuando le afectó un devastador terremoto, ayuda que luego repitió en 1971 ante catástrofe similar; además a Honduras y Nicaragua cuando padecieron severos ciclones. Desde principios de los años 60 Cuba llevó servicios médicos a Argelia, Mali, Congo, Guinea y Vietnam. Y de esa época temprana datan también los intentos de intereses políticos por calumniar y malograr la labor humanitaria cubana.
Cuba fue por demás el primer país que tras los ataques terroristas del 11 de septiembre del 2001 brindó a Estados Unidos ayuda médica, y que tras el paso del huracán Katrina ofreció el envío de brigadas de ayuda, plasma y hospitales de campaña a la zona de desastre; que Estados Unidos rechazó. Es una larga historia que conecta con las actuales calumnias propagandísticas contra las misiones médicas cubanas; uno de cuyos más bochornosos capítulos se refiere a la constante incitación a los galenos cubanos para que deserten de sus tareas en los más de 77 países donde trabajan 37 mil profesionales de la salud, facilitándoles material y legalmente la fuga, y nublando su juicio con falsas leyendas sobre el mundo idílico que les esperaría en una suerte de “grandes ligas” de la medicina norteamericana. La misma prensa manipulada y manipuladora de siempre, se presta para divulgar estos planes.
El 16 de enero de 2011 Joel Millman publicó un artículo en el periódico The Wall Street Journal donde revela la facilidad con que un médico cubano que colabora en el exterior puede solicitar la ayuda de una Embajada norteamericana para desertar de su misión. No importa los pacientes que deje de atender aún en medio de un tratamiento, ni la sobrecarga de su equipo por las tareas abandonadas. Cuenta el periodista Joel Millman el caso de un médico desertor que le bastó con entrar a un café internet en Gambia, llamar a la Embajada de EEUU en ese país y simplemente decir: “Soy un doctor cubano que quiere ir a Estados Unidos. ¿Cuándo nos podemos ver?” Al instante, por tratarse de un médico cubano, le indicaron que fuera a un mercado concurrido de la ciudad y que se acercara a una rubia vestida de verde, que sería en verdad una funcionaria del consulado de los EEUU. El encuentro de la historia se produjo en septiembre de 2008 y el médico en cuestión llegó a Miami posteriormente con estatus legal de refugiado y posibilidades de obtener la ciudadanía. A partir de este caso The Wall Street Journal comenta (sin ser lo debidamente crítico) las facilidades creadas para la deserción de médicos cubanos desde 2006, estimulados por un programa llamado Cuban Medical Professional Parole Program (CMPP), que en el peor espíritu de la guerra fría trata de sabotear el trabajo solidario de un país como Cuba, al que el ala derechista de la política norteamericana considera su enemigo.
Dicho programa fue concebido por el ex Coronel del Ejército de Estados Unidos de origen cubanoamericano Emilio González, quien como miembro del Consejo de Seguridad persuadió al entonces Presidente George W. Bush de que afectando los programas de ayuda médica cubana se contrarrestaba la influencia política de la isla. Si González llama “influencia política” al desarrollo de programas contra el cólera, contra la desnutrición, contra la malaria y contra el SIDA, entonces ciertamente debería alentarse el avance de dicha “influencia” con excelentes trabajos como los realizados por Cuba en Haití, que han merecido más de un elogio a nivel internacional.
Emilio González está vinculado a los sectores más extremistas de la política cubanoamericana de Miami, y se ha paseado por la televisión de esta ciudad reivindicando ser el autor del referido Cuban Medical Professional Parole Program (CMPP), que además de los médicos también facilita la deserción de paramédicos, terapistas, personal de enfermería, entrenadores físicos, dentistas y técnicos de laboratorio; junto a sus familiares. Entre los grandes cómplices de este programa, lo repito, está la prensa, que con sus historias de médicos triunfadores, millonarios, hipotéticamente empleados en los grandes quirófanos de Chicago y Long Island, convidan a los galenos a que abandonen la misión. Y son cómplices también algunos de estos mismos médicos que, una vez llegados a los Estados Unidos, se dedican a contactar a sus colegas para que sigan su camino. Un ejemplo de esto es el bochornoso programa “Barrio Afuera”, que trata de atentar contra el programa de colaboración “Barrio Adentro” proponiendo en internet información para la deserción. Por supuesto, cuando esta se produce, la ayuda de los incitadores brilla por ausencia.
Los intereses que se mueven detrás de esta campaña contra las misiones médicas cubanas en el exterior son tan grandes, que quiero confesarle a los lectores que una de las dificultades más grandes que ha tenido escribir un artículo como este se refiere al temor mostrado y declarado por los entrevistados. Además de pedir el anonimato, algunos incluso llegaron a solicitar posteriormente que no se utilizara la información brindada, porque alguien podría inferir a través del contenido la identidad de la persona que testimoniaba. Es decepcionante comprobar cómo algunos viven llenos de miedo en una tierra que se les prometió precisamente como de libertad. Por ejemplo, un neurocirujano que hoy en día trabaja como sereno en un condominio de Miami, que cuenta con 53 años y tiene pocas posibilidades de hacer una residencia por la dura discriminación que existe por índices de edad, se arrepintió de testimoniar en el mismo momento de la entrevista, por temor y por la vergüenza de confesar su sentido de fracaso profesional. Otro médico envió un correo con fecha del 23 de marzo a la dirección del programa “La tarde se mueve” dejando saber los problemas que le traería hacer declaraciones acerca de la difícil situación de muchos galenos cubanos llegados a los Estados Unidos. Entre otras cosas dice (cito textualmente): “… decidí no poder ayudarte en ese tema por ahora motivado a que estoy haciendo gestiones para poder entrar a un hospital a una residencia… sería dañar mi relación, no sería saludable para poder lograr mi objetivo”.
Entre los testimonios que me permito usar se encuentra el de otro médico cubano residente en Miami que tras pensar en la suerte de algunos colegas dijo: “… es una realidad que de 100 médicos solo 10 sacan los board y de esos solo 3 o 5 llegan a terminar la residencia y ejercer; es cierto esto”. Luego comentó: “mi memoria recuerda 59 médicos en los últimos 20 años que han llegado a USA, médicos que hicieron la residencia en el Hospital Hermanos Ameijeiras en Cuba y todo y aquí llenando bolsitas en un Sedano’s o sacando sangre… otros compran títulos de enfermeros y andan con una piedra en un zapato siempre con aquello de que nunca pudieron ejercer y ven los errores de los médicos pero no pueden decir nada pues son simples enfermeros”. También salió el tema de los fraudes, en el que alguien comentó: “otros robándole a los seguros en las famosas agencias de home health”.
Se habla además del tipo de práctica mecánica, con poco margen para la creatividad médica: “te sacan el jugo, son muchas horas de trabajo y nada de docencia, lo de la mayoría de los hospitales es trabajar como un mulo para producirles billetes”. Existen cirujanos de primera atendiendo teléfonos y llenando planillas y sin perspectivas reales en el plano científico. Destinos torcidos que, casi siempre, resultan menos amables de como los pintaron. Demasiados talentos desperdiciados por falsas promesas que no toman en cuenta los enormes recursos que un estado pequeño como el cubano empleó en formarles. Un hecho que al final de la jornada, si descontamos a algunos desagradecidos, todos acaban por reconocer cuando verifican el alto nivel de la medicina que aprendieron en las Universidades y Hospitales de Cuba.


                                 Alcune foto tratte da internet sono stare inserite da autore blog .



mercoledì 25 aprile 2012

Miami: l’uomo che ha ucciso 73 persone, libero e con un’intensa vita sociale /Sullivan, il capo degli "agenti segreti" di Obama, "lavorò" a Cuba, Ecuador e Angola/Sullivan, el jefe de los “agentes secretos” de Obama, “trabajó” en Cuba, Ecuador y Angola


La strana Miami: l’uomo che ha ucciso 73 persone, libero e con un’intensa vita sociale
24 aprile 2012 - da http://www.cubadebate.cu/
 traduzione di Vincenzo Basile
Posada Carriles al ristorante Versailles, in una “celebrazione patriottica”
Non ha rivelato pubblicamente di cosa hanno parlato, ma non ci si potrebbe aspettare niente di buono considerando il calibro dei partecipanti.
Una riunione a Miami del cosiddetto Partito del Popolo Cubano Ortodosso - il cui nome da solo offende il ricordo dell’organizzazione fondata da Eduardo Chibas - che è riuscita a radunare personaggi che alle loro spalle hanno una lunga storia d’aggressioni e terrorismo contro Cuba.
Grazie al camaleontico sistema giudiziario statunitense, troviamo terroristi liberi a Miami ed eroi antiterroristi condannati a lunghissime pene detentive nelle carceri degli Stati Uniti.
Posada Carriles con il Congressista David Rivera e Luis Conte Agüero, condannato per abuso sessuale e presentato come “Poeta dell’Ispanità”
Luis Posada Carriles non ha bisogno di presentazioni: documenti dell’FBI e della CIA.
lo vincolano all’assassinio di 73 persone che viaggiavano su un aereo civile cubano che esplose in volo.
Era lì, nella Sala degli Specchi del Ristorante Versailles, insieme agli amici di una vita e con altri più recenti, come il congressista repubblicano David Rivera, secondo cui qualunque azione contro Cuba è insufficiente. Ricordiamo, tra le ultime, il tentativo di proibire i viaggi degli emigrati cubani verso il loro paese, condannandoli a cinque anni di separazione familiare una volta giunti negli Stati Uniti.
Secondo il giornale La Voz de la Calle, l’atto è stato caratterizzato da “una profonda emozione patriottica”. Se non fosse per la comprovata attività cospirativa di Posada e dei suoi complici, si potrebbe pensare - a giudicare dalle foto - che l’emozione fosse in realtà dovuta al sontuoso banchetto finanziato dagli organizzatori.

Sullivan, il capo degli "agenti segreti" di Obama, "lavorò" a Cuba, Ecuador e Angola

25 aprile 2012 - Jean - Guy Allard www.granma.cubaweb.cu
Obama ha interesse nello sbarazzarsi urgentemente del capo del Secret Service (SS) che, si suppone, assicuri la sua protezione, Mark "Lucky" Sullivan - i cui agenti, al vertice di Cartagena, hanno dato la priorità alla ricerca di prostitute - prima che faccia altre sciocchezze.
Sullivan è lo stesso personaggio smascherato ed espulso dall'Ecuador nel 2009 come capo della CIA presso l'ambasciata statunitense a Quito. In precedenza si é distinto "cannibalizzando" il computer di Raul Reyes in Colombia; gestendo il reclutamento di "dissidenti" a L'Avana e per la consulenza, in Angola, al terrorista Jonas Savimbi.
Recentemente, altri tre agenti del SS hanno rinunciato al loro posto federale, e ad ora sono sei le dimissioni o licenziamenti per lo scandalo delle prostitute colombiane, ha annunciato lo stesso Sullivan, che ad oggi sopravvive allo scandalo.
Nel frattempo, una lavoratrice del sesso colombiana, identificata come Dania, ha dichiarato al New York Times che é stata maltrattata dai nord americani. Dania non esclude la presentazione di una querela contro l'amministrazione Obama.
Gli eventi si sono svolti a Cartagena de Indias due giorni prima l'arrivo di Obama e coinvolgono, probabilmente, minori.
Un comunicato emesso in precedenza da Sullivan ha annunciato che tre agenti sono stati licenziati, un supervisor si é ritirato, un altro è stato espulso, e ad un terzo agente "gli è stato consigliato di richiedere le dimissioni".
Sullivan, invece di dimettersi, ha preferito degradare i suoi "coraggiosi" agenti che hanno contrattato prostitute durante il VI Vertice delle Americhe.
Cannibalizzò il computer di Raul Reyes
Direttore della stazione CIA in Ecuador, Mark Sullivan, è stato espulso il 18 maggio 2009 dal paese andino. Nel suo bunker di Avenida Avigiras, a nord di Quito, lavorava sotto il fuorviante titolo di primo segretario dell'ambasciata degli Stati Uniti, dirigendo febbrilmente i numerosi agenti dei servizi segreti che si nascondono tra i 185 dipendenti USA dell'ambasciata gringa.
Pochi giorni prima era stato invitato a fare le valigie il suo collega Armando Astorga, "agente speciale anziano dell'ambasciata" un agente del Department di Homeland Security degli Stati Uniti (il Dipartimento di Sicurezza Interna) che coordina le sue azioni con la CIA.
Da parte sua, Sullivan dirigeva direttamente le attività di nientemeno che L'Unità di Investigazioni Speciali della Polizia (UIES), un organismo al più alto livello che aveva virtualmente accesso a tutte le attività di polizia nella nazione andina. Coordinava anche le azioni con il DAS (intelligence colombiana) contro le Forze Armate della Colombia, in costante comunicazione con Michael Steere, capo della stazione CIA in Venezuela.
Il vice ministro degli esteri dell'Ecuador Kintto Lucas segnalava, all'epoca, come "nei registri anagrafici del Dipartimento di Stato, non vi fosse alcun riferimento o menzione alla carriera di Mark Sullivan".
Sullivan e Steere hanno condotto l'operazione in cui si 'confezionarono' i migliaia di documenti apparsi nel famoso computer di Raul Reyes.
Consigliere dell'UNITA di Jonas Savimbi
In precedenza, Sullivan consigliò l'organizzazione Unione Nazionale per l'Indipendenza dell'Angola, meglio conosciuta sotto l'acronimo UNITA, il cui leader, Jonas Savimbi, ha ricevuto enormi quantità di armi e soldi dai suoi sponsor.
Sullivan rappresentava l'intelligence del suo paese ad Haiti nel 1991, quando il colpo di stato del 30 settembre - guidato dall'allora generale in capo delle Forze Armate, Raoul Cedras - depose presidente Jean-Bertrand Aristide, legittimamente eletto.
Allo stesso modo ha inoltre esercitato le sue attività di infiltrazione, corruzione e manipolazione in Ruanda, quando si verificarono quegli eventi agghiaccianti, successivamente in Etiopia, Eritrea e Congo.
A Cuba, è stato il primo segretario politico e agente della CIA nella Sezione di Interessi (SINA) - descritta come "stato maggiore congiunto della sovversione e menzogna" - dove ha sostituito il capo della stazione George Alexander Gryschuk (aias Hryschuk) nelle attività di spionaggio e sovversione che si svolgono nel quartier generale del Malecon de l'Avana.
In Ecuador, il livello di controllo dell'ambasciata sopra l'attività della polizia nel paese era in sé scandaloso. I funzionari dell'ambasciata degli Stati Uniti controllavano e inventariavano i beni e i meccanismi della logistica della polizia e della sua unità d'élite.
Smascherato in Ecuador, Sullivan é finito, dopo un tuffo in Cile, come capo della prestigioso guardia pretoriana di Obama, i cui agenti si distinguono più per i loro occhiali in stile Matrix e i vestiti da pompe funebri.
Per Ronald Kessler, un veterano del giornalismo e scrittore che ha avvertito il Washington Post di quanto accaduto in Colombia, quanto commesso dagli uomini di Sullivan è senza precedenti.
"Niente si avvicina a questo in termini di potenziale breccia della sicurezza che potrebbe esistere, l'imbarazzo che ha provocato e il fatto che gli agenti erano totalmente fuori linea rispetto a ciò che si aspettava da loro. Non vi è alcun confronto nella storia" ha detto in un'intervista a El Tiempo, di Bogotà.
Sullivan, el jefe de los “agentes secretos” de Obama, “trabajó” en Cuba, Ecuador y Angola
Jean Guy Allard 
Obama tiene interés en deshacerse urgentemente del director del Secret Service (SS) que supuestamente asegura su protección, Mark "Lucky" Sullivan, —cuyos agentes, en la Cumbre de Cartagena, priorizaron la búsqueda de prostitutas—, antes que haga otros disparates.
Sullivan es ese mismo personaje desenmascarado y expulsado de Ecuador en el 2009 por ser el jefe de la CIA en la embajada norteamericana en Quito. Anteriormente se distinguió "canibaleando" la computadora de Raúl Reyes en Colombia; manejando el reclutamiento de "disidentes" en La Habana y asesorando en Angola al terrorista Jonas Savimbi.
Recientemente, otros tres agentes del SS renunciaron a sus puestos federales, y hasta hoy suman seis las dimisiones o despidos por el escándalo relacionado con las prostitutas colombianas, anunció el propio Sullivan, quien sobrevive hasta ahora al escándalo.
Entretanto, una trabajadora sexual colombiana, identificada como Dania, declaró al diario The New York Times que fue maltratada por los norteamericanos. Dania no descarta presentar una demanda contra el Gobierno de Obama.
Los sucesos acontecieron en Cartagena de Indias dos días antes de que llegara Obama e implican posiblemente a menores de edad.
Un comunicado emitido anteriormente por Sullivan anunció que tres agentes fueron despedidos: un supervisor se retiró, otro jefecito fue expulsado, y un tercer agente "fue aconsejado para que solicitara la dimisión".
Sullivan, en vez de renunciar, prefirió rebajar de funciones a sus "valientes" agentes que contrataron prostitutas durante la VI Cumbre de las Américas.
CANIBALEÓ LA COMPUTADORA DE RAÚL REYES
Director de la estación CIA en Ecuador, Mark Sullivan fue expulsado el 18 de mayo del 2009 del país andino. En su bunker de la Avenida Avigiras, en el norte de Quito, trabajaba bajo el engañoso título de primer secretario de la embajada de Estados Unidos, dirigiendo febrilmente los numerosos agentes de inteligencia que se esconden entre los 185 empleados estadounidenses de la embajada gringa.
Pocos días antes, ya se había invitado a hacer las maletas a su colega Armando Astorga, "agente especial senior de la embajada", un agente del Department of Homeland Security de Estados Unidos (el Departamento de Seguridad Interna) que coordinaba sus acciones con la CIA.
Por su parte, Sullivan orientaba directamente las actividades de nada menos que la Unidad de Investigaciones Especiales de la Policía (UIES), un organismo del más alto nivel que tenía virtualmente acceso a todas las actividades policíacas en la nación andina. También coordinaba las acciones con el DAS (la inteligencia colombiana) y las Fuerzas Armadas de Colombia, en comunicación constante con Michael Steere, el jefe de la estación CIA en Venezuela.
El vicecanciller ecuatoriano Kintto Lucas señalaba entonces cómo "en los registros biográficos del Departamento de Estado, no existía referencia ni se mencionaba la trayectoria de Mark Sullivan".
Sullivan y Steere dirigieron la operación en la que se confeccionaron los miles de documentos aparecidos en el famoso ordenador de Raúl Reyes.
ASESOR DE LA UNITA DE JONAS SAVIMBI
Anteriormente, Sullivan asesoró a la organización Unión Nacional para la Independencia de Angola, mejor conocida bajo las siglas UNITA, cuyo jefe, Jonas Savimbi, recibió enormes cantidades de armamento y dinero de sus patrocinadores.
Sullivan representaba a la inteligencia de su país en Haití en 1991, cuando el golpe de Estado del 30 de septiembre —encabezado por el entonces general jefe de las Fuerzas Armadas, Raoul Cédras—, derrocó al presidente Jean-Bertrand Aristide, legítimamente electo.
También ejerció sus actividades de infiltración, soborno y manipulación de forma similar en Ruanda, cuando ocurrieron aquellos escalofriantes eventos, Etiopía, Eritrea y Congo, sucesivamente.
En Cuba, fue primer secretario político y oficial de la CIA en la Sección de Intereses Norteamericanos (SINA) —calificada de "estado mayor conjunto de la subversión y la mentira"— donde sustituyó al jefe de estación Alexander George Gryschuk (alias Hryschuk) en las actividades de espionaje y subversión que se desarrollan en el cuartel general del Malecón habanero.
En Ecuador, el nivel de control de la embajada sobre la actividad policíaca en el país era propiamente escandaloso. Funcionarios de la embajada USA controlaban e inventariaban los bienes y los mecanismos de logística de la policía y de su unidad de elite.
Desenmascarado en Ecuador, Sullivan terminó, después de un chapuzón en Chile, de jefe de la otrora prestigiosa guardia pretoriana de Obama, cuyos agentes se distinguen más bien por sus espejuelos al estilo Matrix y sus trajes de gerentes de funeraria.
Para Ronald Kessler, veterano periodista y escritor que alertó al Washington Post de lo ocurrido en Colombia, lo cometido por los hombres de Sullivan no tiene precedentes.
"Nada se le acerca a esto en términos de la potencial brecha de seguridad que pudo existir, la vergüenza que ha causado y el hecho de que los agentes estaban totalmente fuera de línea frente a lo que se espera de ellos. No hay comparación en la historia", declaró en entrevista con El Tiempo, de Bogotá.


domenica 22 aprile 2012

La guerra della CIA contro la gioventù cubana / La guerra de la CIA contra la juventud cubana


La guerra della CIA contro la gioventù cubana
16/22 aprile 2012 - Raul Antonio Capote tratto da El Adversario Cubano
Un funzionario della CIA che ha lavorato con l'autore nell'elaborazione del progetto Genesis, piano attentamente elaborato per realizzare un profondo lavoro di sovversione politico-ideologico nelle università cubane, diceva spesso che la guerra contro la leadership storica della Rivoluzione l'abbiamo persa tempo addietro, perciò dobbiamo concentrare tutti gli sforzi nelle azioni contro i nipoti della Rivoluzione, se riusciamo a cambiare il loro modo di pensare, se influiamo a nostro favore nei loro gusti, nelle preferenze, nelle loro idee sul futuro di Cuba, avremo, alla fine, cominciato a vincere questa guerra.
Tutti sanno che la CIA è stata fondata nel 1947. Oltre alle funzioni che svolgono i servizi speciali in tutto il mondo, la CIA ha dedicato una notevole quantità di risorse umane e materiali in un tipo di guerra, che avrebbe riempito i principali scenari del confronto tra socialismo e capitalismo, tra le idee progressiste e le più retrograde
Frances Stonor Saunders, autore del libro 'La CIA e la Guerra Fredda Culturale', durante la presentazione del suo libro alla XII Fiera Internazionale del Libro a L'Avana ha chiesto al pubblico: Sapete qual é il Ministero della Cultura degli Stati Uniti? Ed egli ha risposto, a fronte del silenzio dei presenti, Ah! Scusate, non esiste salvo la CIA, che segretamente ha assunto questo ruolo.
La CIA assunse furtivamente questo compito nel suo tentativo di sconfiggere il comunismo in tutti gli angoli del mondo. Il paradigma centrale di questa guerra fu ed è ancora una guerra per le menti degli uomini. L'Agenzia per ottenerlo opera in base al principio della menzogna necessaria e nasconde la sua partecipazione dietro facciate diverse.
Conta su centinaia di riviste intellettuali serie che si presentano come completamente private ​​e libere, canali TV, gruppi musicali, compagnie cinematografiche, vari progetti culturali che non sarebbero sopravvissuti senza il sostegno finanziario dell'Agenzia che anche non ha limite in quanto al denaro che può spendere.
Durante i momenti salienti della Guerra Fredda, il governo USA ha investito enormi risorse in un programma segreto di propaganda culturale in Europa occidentale. Una caratteristica fondamentale di questo programma era che non si sapesse della sua esistenza. È stata condotto, in gran segreto, dall'organizzazione di spionaggio degli USA, la Central Intelligence Agency. (1)
Il Congresso per la Libertà della Cultura, organizzato dall'agente della CIA, Michael Josselson, tra il 1950-196 fu l'evento centrale di questa campagna, i suoi successi furono vasti, aprì uffici in 35 paesi, assunse centinaia di persone, organizzò conferenze, esposizioni d'arte, pubblicò articoli di opinione in decine di riviste e persino arrivò ad avere un proprio servizio di notizie.
Il Congresso distribuì grossi premi in denaro, concesse borse di studio, finanziò le carriere di molti artisti e intellettuali, comprò molte coscienze. Elevò artisti mediocri a livello di grandi artisti, fece scomparire nell'ostracismo tutti coloro che si opponevano o non si lasciavano comprare, usò intellettuali che, consciamente o inconsciamente, si prestarono alla manipolazione delle idee. Alcuni intellettuali sapevano da dove proveniva il denaro e lo accettavano e continuava a dire ciò che comunque avrebbero detto. Altri si trovavano in una posizione di auto-censura, perché non volevano mettere in pericolo il finanziamento che ricevevano. La CIA non aveva limiti in quanto a denaro che poteva spendere. (2)
Costruirono un potente consorzio per combattere contro il comunismo; questa fu l'arma segreta della CIA utilizzata con successo sia all'interno degli stessi USA, nello scontro con i movimenti per i diritti civili e progressisti, come contro il campo socialista e i movimenti rivoluzionari in tutto il mondo. La CIA definì la guerra fredda come Battaglia per la conquista delle menti umane.
Nel suo scontro con il socialismo accumularono un immenso arsenale di armi culturali.
La Rivoluzione d'Ottobre in Russia, rappresentò nel secolo scorso, la vittoria dell'umanesimo nella sua espressione più alta, la cultura socialista. Senza aver terminato il XX secolo la sconfitta del Socialismo Reale significò una vittoria della cultura capitalista. Fu nel campo delle idee in cui vinsero, quando il socialismo dell'Est europeo, spogliato della sua essenza creativa e umanista, fu incapace di sviluppare un'autentica e creativa cultura che si contrapponesse alla cultura che genera il potere globale capitalista.
Per gli interessi restauratori del capitalismo sull'isola, è ideale l'impostazione apocalittica che estrapola la fallita esperienza del socialismo in Europa orientale, i suoi difetti ed errori, all'esperienza socialista cubano, dando l'idea che siamo in presenza di malattie incurabili, congenite del sistema. Nulla è più lontano dalla verità.
La Rivoluzione che trionfò nel 1959 fu il fatto culturale più importante nella storia di Cuba, segnò il culmine di secoli di lotta, la sconfitta della controrivoluzione erede dell' autonomismo, l'annessione e il capitalismo dipendente.
Siamo nel mezzo di una guerra di riconquista governata dagli avversari che non si fermeranno davanti a nulla, che utilizzano sfacciatamente la menzogna, la calunnia, l'inganno.
Tutto questo enorme arsenale, tutta l'esperienza accumulata dall'Agenzia nel suo scontro con idee rivoluzionarie, il socialismo, ora si concentrano sull'obiettivo di sconfiggere il socialismo cubano, la Rivoluzione. I suoi migliori agenti, tecnici, i suoi professionisti di primo piano, più un bilancio illimitato, vengono utilizzati per questo scopo. Oggi la gioventù cubana ne è il bersaglio principale.
La Central Intelligence Agency degli Stati Uniti dedica incalcolabili risorse per la guerra culturale. I suoi specialisti, altamente qualificati, provengono dalle migliori università del paese e sono accuratamente selezionati. Il team che lavora nella guerra contro Cuba ha anche una grande esperienza, molti sono veterani della Guerra Fredda, e la maggior parte ha partecipato alle operazioni contro i paesi ex socialisti dell'Europa orientale.
Cuba deve oggi affrontare questo temibile arsenale di risorse umane e materiali, immersa in una difficile lotta per rinnovare il modello economico, nel bel mezzo di una profonda crisi del capitalismo, su scala globale, che colpisce l'economia cubana, la sua popolazione aggredita da una crudele guerra economica, che non rispetta limiti né frontiere, guerra combattuta dalla potenza capitalista più potente sulla terra.
Gli effetti di questa guerra senza quartiere contro l'economia causa scarsezza e penurie, che non sono maggiori grazie alla volontà politica del governo cubano e l'efficacia di un modello economico sociale basato sulla pianificazione e non sulle leggi cieche ed ingiuste del mercato, la distribuzione equa della ricchezza, l'uguaglianza; un modello che non lascia nessuno senza difesa e che assicura livelli adeguati di assistenza sanitaria e istruzione paragonabile ai paesi più sviluppati del mondo.
Gli effetti del blocco sul popolo cubano sono presentati, senza restrizioni di alcun tipo, come errori del socialismo, come prova del fallimento della Rivoluzione; i nostri nemici non hanno scrupoli di alcun genere quando mentono e manipolano l'informazione.
La formidabile macchina propagandistica della CIA, che conta su centinaia di riviste, giornali e canali televisivi, che si presentano come completamente privati e liberi, oltre al dominio del cyberspazio controllato da società al suo servizio, più l'azione di centinaia di mercenari dell'informazione e dei loro lacchè nell'isola, viene utilizzata nella guerra contro Cuba, in particolare, i messaggi manipolati, le informazioni distorte debitamente presentate a partire da un attento studio di marketing, costruite per risultare attrattive e facilmente assimilabili, è diretta contro la gioventù cubana.
La CIA lavora principalmente verso i giovani, cercando di penetrare i gruppi culturali, religiosi, studenteschi e sociali e i gruppi informali; la sua propaganda è diretta, protetta da un'immagine progressista, ribelle ed esternamente attraente, al sovradimensionamento dei "fallimenti" economici del socialismo, a divulgare la "poca attualità" del pensiero marxista, a disinformare, denigrare le idee rivoluzionarie, mentire, divulgando i "vantaggi" delle società di consumo.
Organizzano conferenze internazionali, offrono borse di studio, premi e proiettano la propria influenza attraverso il cinema, la TV, la stampa e la letteratura. Nel film, spettacoli televisivi, riviste, libri, si idealizzano i mercenari, si chiamano terroristi i rivoluzionari, si propagano criteri 'innovativi' sulla libertà sessuale, i diritti umani, il conflitto esistenziale, si distorcono i concetti di patria e nazionalità.
All'interno del paese cercano di creare progetti ipoteticamente alternativi che sono finanziati e monitorati attraverso la Sezione di Interessi degli Stati Uniti o direttamente da organizzazioni che fungono da copertura per la CIA come USAID, l'International Republican Institute (IRI), la Fondazione Pan American Development Foundation (PADF) e altri.
Il ripetuto fallimento dei loro piani li ha portati a perfezionare la loro strategia di guerra culturale, sviluppare nuove azioni, volte a confondere, a trarre in inganno gli incauti. Nuovi personaggi simulano appartenere a una sinistra che odiano nel più profondo intimo delle loro anime, hanno cambiato il linguaggio, ora sostengono di essere rivoluzionari, dicono di lavorare per il bene di Cuba, si dicono interessati al futuro del paese.
Nell'ambito di questa strategia c'era il progetto Genesis un progetto diretto, in particolare, ai nipoti della Rivoluzione; su questo progetto e la sua attuale progressione parleremo nei prossimi articoli.
La guerra de la CIA contra la juventud cubana
Por: Raúl Antonio Capote
Un oficial de la CIA que trabajó con el autor en la elaboración del proyecto Génesis, plan cuidadosamente elaborado para realizar una profunda labor de subversión político-ideológica en las Universidades cubanas, decía con frecuencia La guerra contra la dirección histórica de la Revolución la perdimos hace tiempo, por eso debemos concentrar todos los esfuerzos en la acción contra los nietos de la Revolución, si logramos cambiar su manera de pensar, si influimos a nuestro favor en sus gustos, preferencias, en sus ideas sobre el futuro de Cuba, habremos, por fin, comenzado a ganar esta guerra.
Todos saben que la CIA se fundó en 1947. Además de las funciones que cumplen los servicios especiales en todas partes del mundo, la CIA dedicó una cuantiosa cantidad de recursos humanos y materiales en un tipo de guerra, que llenaría los escenarios principales del enfrentamiento entre el socialismo y el capitalismo, entre las ideas progresistas y las más retrogradas
Frances Stonor Saunders, autora del libro La CIA y la Guerra Fría Cultural, durante la presentación de su libro en la XII Feria Internacional del Libro en La Habana les preguntó a la audiencia.
¿Conocen ustedes cual es el Ministerio de Cultura de los EEUU?
Y respondió ante el silencio de los presentes ¡Ah! Perdón, no existe salvo la CIA, que asumió secretamente este papel.
La CIA asumió esa tarea furtivamente en su afán de derrotar al comunismo en todos los rincones del mundo. El paradigma central de esta guerra fue y sigue siendo una guerra por la mente de los hombres. La Agencia para lograrlo opera bajo el principio de la mentira necesaria y esconde su participación tras diferentes fachadas.
Cuentan con centenares de revistas intelectuales serias que se presentan como completamente privadas y libres, canales de TV, grupos musicales, compañías cinematográficas, proyectos culturales diversos que no habrían sobrevivido sin el apoyo financiero de la Agencia que además no tiene límite en cuanto al dinero que puede gastar.
Durante los momentos culminantes de la guerra fría, el gobierno de los EEUU invirtió enormes recursos en un programa secreto de propaganda cultural en Europa Occidental. Un rasgo fundamental de este programa era que no se supiese de su existencia. Fue llevado a cabo con gran secreto por la organización de espionaje de los Estados Unidos, la Agencia Central de Inteligencia 1
El Congreso de la Libertad Cultural, organizado por el agente de la CIA, Michael Josselson, entre 1950 y 1967, fue el acto central de esta campaña, sus logros fueron vastos, abrieron oficinas en 35 países, contrataron a centenares de personas, organizaron conferencias, exposiciones de arte, publicaron artículos de opinión en decenas de revistas y hasta llegaron a tener su propio servicio noticioso.
El Congreso repartió cuantiosos premios en metálico, concedió becas, financió las carreras de muchos artistas e intelectuales, compró muchas conciencias. Elevó artistas mediocres al nivel de grandes artistas, hizo desaparecer en el ostracismo a todo el que se le oponía o no se dejaba comprar, utilizó a intelectuales que, consiente o inconscientemente, se prestaron para la manipulación de ideas. Algunos intelectuales sabían de donde venía el dinero y lo aceptaban y seguían diciendo lo que de todos modos habrían dicho. Otros se encontraban en una posición de autocensura, porque no querían poner en peligro el financiamiento que recibían. La CIA no tenía límites en cuanto al dinero que le era posible gastar 2
Construyeron un poderoso consorcio para luchar contra el comunismo, esa fue el arma secreta de la CIA, empleada con éxito, tanto dentro de los propios EEUU, en el enfrentamiento a los movimientos por derechos civiles y progresistas, como contra el campo socialista y los movimientos revolucionarios en cualquier parte del mundo. La CIA definió la guerra fría como Batalla por la conquista de las mentes humanas.
En su enfrentamiento al socialismo acumularon un inmenso arsenal de armas culturales.
La Revolución Socialista de Octubre en Rusia, representó en el siglo pasado, la victoria del humanismo en su expresión más alta, la cultura socialista. Sin haber terminado el siglo XX la derrota del Socialismo Real significó una victoria de la cultura capitalista. Fue en el campo de las ideas en el que vencieron, cuando el socialismo este europeo, desprovisto de su esencia creadora y humanista, fue incapaz de desarrollar una auténtica y creadora cultura que contraponer a la cultura que genera el poder global capitalista.
Para los intereses restauradores del capitalismo en la isla, es ideal el enfoque apocalíptico que extrapola la experiencia fallida del socialismo en Europa del Este, sus defectos y errores, a la experiencia socialista cubana, exponiendo la idea de que estamos en presencia de males incurables, congénitos del sistema. Nada más lejos de la verdad.
La Revolución triunfante en 1959 fue el hecho cultural más importante en la Historia de Cuba, significó el colofón de cientos de años de lucha, la derrota de la contrarrevolución heredera del autonomismo, el anexionismo y el capitalismo dependiente.
Estamos en medio de una guerra de reconquista regida por adversarios que no se detienen ante nada, que usan la mentira desenfadadamente, la calumnia, el engaño.
Todo ese enorme arsenal, toda la experiencia acumulada por la Agencia en su enfrentamiento a las ideas revolucionarias, al socialismo, hoy se concentran en derrotar al socialismo cubano, a la Revolución. Sus mejores agentes, sus técnicos, sus profesionales más destacados, más un presupuesto ilimitado, son utilizados con este fin. La juventud cubana es hoy su blanco esencial.
La Agencia Central de Inteligencia de los Estados Unidos dedica incalculables recursos a la guerra cultural. Sus especialistas, altamente calificados, provienen de las mejores universidades del país y son cuidadosamente seleccionados. El equipo que trabaja en la guerra contra Cuba cuenta además con una basta experiencia, muchos de ellos son veteranos de la Guerra Fría, la mayoría participaron en operaciones contra los países ex socialistas de Europa del Este.
Cuba enfrenta hoy a ese temible arsenal de recursos humanos y materiales, inmersa en una difícil lucha por renovar el modelo económico, en medio de una profunda crisis del capitalismo a escala global que afecta a la ´economía cubana, agredida su población por una cruel guerra económica, que no respeta límites ni fronteras, guerra llevada a cabo por la potencia capitalista más poderosa de la tierra.
Los efectos de esa guerra sin cuartel contra la economía causa escases y penurias, que no son mayores gracias a la voluntad política del gobierno cubano y a la efectividad de un modelo económico social basado en la planificación y no en las leyes ciegas e injustas del mercado, en la distribución justa de las riquezas, en la igualdad, modelo que no deja desamparado a nadie y que garantiza niveles de atención de salud y educación comparables a los países más desarrollados del mundo.
Los efectos del bloqueo sobre el pueblo cubanos son presentados sin recato de ninguna clase, como errores del socialismo, como prueba del fracaso de la Revolución, nuestros enemigos no tienen escrúpulos de ninguna clase cuando mienten y manipulan la información.
La formidable maquinaria de propaganda de la CIA, que cuenta con centenares de revistas, periódicos y canales de TV, que se presentan como completamente privadas y libres, más el dominio del ciber espacio controlado por las compañías a su servicio, más la acción de cientos de mercenarios de la información y sus lacayos dentro de la isla, es utilizada en la guerra contra Cuba, en especial, los mensajes manipulados, la información tergiversada debidamente presentada a partir de un cuidadoso estudio de márquetin, construida de modo que resulte atractiva y fácilmente asimilable es dirigida contra la juventud cubana.
La CIA trabaja fundamentalmente hacia los jóvenes, intentando penetrar los centros culturales, religiosos, estudiantiles o sociales y los grupos informales, su propaganda está dirigida, amparados en una imagen progresista, rebelde y externamente atractiva, al sobredimensionamiento de los “fracasos” económicos del socialismo, a divulgar la “poca actualidad” del pensamiento marxista, a desinformar, denigrar las ideas revolucionarias, mentir, popularizar “las ventajas” de las sociedades de consumo.
Organizan conferencias internacionales, brindan becas, premios y proyectan su influencia a través del cine, la TV, la prensa y la literatura. En películas, series televisivas, magazines, libros, se idealizan los mercenarios, se llama terroristas a los revolucionarios, se propagan criterios “novedosos” sobre la libertad sexual, los derechos humanos, el conflicto existencial, se distorsionan los conceptos de patria y nacionalidad.
Dentro del país intentan crear proyectos supuestamente alternativos, que son financiados y monitoreados a través de la Sección de Intereses de los Estados Unidos o directamente desde organizaciones que sirven de fachada a la CIA como la USAID, el Instituto Republicano Internacional (IRI), la Fundación Panamericana para el Desarrollo (FUPAD) y otras.
El fracaso reiterativo de sus planes les ha llevado a perfeccionar su estrategia de guerra cultural, a desarrollar nuevas acciones, dirigidas a confundir, a engañar a los incautos. Nuevos personeros simulan pertenecer a una izquierda que odian en lo más intimo de sus almas, han cambiado el lenguaje, ahora dicen ser revolucionarios, dicen trabajar por el bien de Cuba, dicen estar interesados en el futuro del país.
Dentro de esta estrategia se encontraba Génesis un proyecto dirigido especialmente a los nietos de la Revolución, sobre este proyecto y su progresión actual hablaremos en próximos artículos.
(Tomado del blog: El Adversario Cubano)
1- Stonor Saunders, Frances. La CIA y la guerra fría cultural, Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 2003, pag.13
2- Stonor Saunders, Frances. La CIA y la guerra fría cultural, Editorial Ciencias Sociales, La Habana, 2003, pag.9
  

sabato 21 aprile 2012

"René: un bell'esempio di dignità" di A.Riccio


Aderente al comitato italiano giustizia per i cinque

di Alessandra Riccio Ed. www.giannimina-latinoamerica.it

Giovedì 19 Aprile 2012
Pur essendo il meno sfortunato dei Cinque antiterroristi cubani condannati spietatamente negli Stati Uniti e bollati come spie dalla corrente informativa del pensiero unico, René González ha tutte le caratteristiche di una persona preparata, coraggiosa e piena di dignità. Nato a Chicago nel 1956 da una famiglia di emigranti cubani, è tornato insieme ai sui in patria dopo la rivoluzione. Suo padre era stato un sostenitore del Movimento 26 luglio di Fidel Castro e non ha esitato a imbarcare moglie e figli per l’isola dove i suoi ragazzi hanno studiato, lavorato e partecipato ad ogni appello della patria. René ha combattuto in Angola, è ingegnere e istruttore di volo, militante del Partito Comunista di Cuba.
Nel 1990 gli viene affidata la delicata missione di sorvegliare le attività controrivoluzionarie che, alla luce del sole e senza che il governo degli Stati Uniti intervenga, vengono organizzate e preparate in Florida. Per questo si stabilisce a Miami dove, sette anni dopo, lo raggiunge sua moglie, Olga Salanueva, anche lei ingegnere, e dalla quale ha avuto una figlia, Irma, ormai grandicella. A Miami nasce la loro seconda figlia, Ivette. Neanche il tempo di vedere la piccola e René viene arrestato per spionaggio, tradotto in cella di isolamento e poi condannato a 15 anni. Sua moglie Olga è stata dichiarata persona non grata e “pericolosa per la sicurezza nazionale” e non ha mai avuto il permesso di visitare il marito in carcere. La piccola Ivette ha potuto vedere suo padre molti anni dopo la carcerazione. Adesso Renè ha scontato gran parte della pena e per gli ultimi due anni gode della libertà condizionata che deve scontare a Miami, cioè in quella città che pullula di pericolosi e violenti anticastristi. Nei mesi scorsi, a causa di una grave malattia che ha colpito suo fratello, René ha chiesto –come consente la legge- di poter visitare l’infermo a Cuba. Dopo molti tira e molla il permesso è stato accordato insieme a moltissime limitazioni e regole da rispettare. E così, una ventina di giorni fa il Granma ha sobriamente informato dell’arrivo di uno dei Cinque, cioè di uno di quegli amatissimi eroi che i cubani vorrebbero vedere di ritorno in patria; eppure da quel momento c’è stato silenzio, fino a qualche giorno fa, quando abbiamo appreso che René era tornato a Miami. Ieri, però, René ha scritto una lettera per il suo popolo dove spiega le ragioni di tanta discrezione: sono tutte ragioni etiche che contribuiscono a fare di quest’uomo coraggioso un esempio di dignità che condivide con il popolo e il governo cubani. Ne avevamo già avuto molte prove, l’ultima delle quali la lettera inviata a suo fratello malato terminale in un momento in cui non era certo che potesse accorrere al suo capezzale. Quella lettera l’ho tradotta per questo taccuino qualche settimana fa e adesso ho tradotto il suo “Messaggio al mio popolo” del 14 aprile scorso:
Cari compatrioti,
di ritorno nel mondo dell’assurdo dopo una troppo breve visita alla mia patria che ha suscitato in qualcuno le più diverse elucubrazioni - molte a un livello di follia alla quale solo i detrattori della nostra società possono arrivare - è tempo di saldare un debito con il nostro popolo attraverso queste parole. Non sono dirette a coloro che speravano di criticarci anticipando che il mio viaggio a Cuba si sarebbe trasformato in un atto politico e che ora lo fanno perchè si è rivelato un esempio di discrezione; neanche a coloro che pronosticavano che non sarei ritornato e che adesso cercano le più diverse ragioni del perché non l’ho fatto. Si tratta di un elementare dovere di fronte a un popolo che ha sentito come suo il sollievo che ha significato questa parentesi, molti dei cui figli nel migliore spirito di solidarietà e di generosità si aspettavano di poter partecipare alla mia visita. Solo a questi ultimi lo devo.
Come è stato correttamente spiegato, la mia richiesta di venire a Cuba aveva un carattere umanitario alla luce della lettera e dello spirito della figura giuridica della libertà condizionata. Non si è trattato di un favore e nemmeno di una richiesta politica, ma di una situazione prevista dalla legge, la cui soluzione è stata accompagnata dal più rigoroso rispetto della stessa. Con lo stesso spirito di rispetto della legalità che ci ha guidato fin dal principio di questo processo, era imprescindibile che il mio soggiorno in patria non si trasformasse in qualcosa che stridesse con la natura di una simile richiesta. Ne andava della nostra parola e si metteva in gioco lo spazio morale che durante questi anni noi Cinque ci siamo conquistati in questa storia.
Da quanto detto deriva la poca esposizione data alla visita, che per qualcuno è potuta apparire sorprendente. Siamo sicuri che questa spiegazione sarà ben compresa da tutti quelli che ci vogliono bene e che vedevano nella mia visita la possibilità di qualche manifestazione pubblica di festeggiamenti e di gioia. Le limitazioni imposte dalla natura del mio viaggio hanno reso impossibile ciò, a parte quanto è stato possibile propiziare spontaneamente nei luoghi in cui la mia presenza era inevitabile per ragioni di obbligato ringraziamento o di passate vicissitudini; aggiungiamoci le restrizioni di tempo date dall’incontro con la mia famiglia e il tempo trascorso con mio fratello ammalato che era il motivo diretto del mio viaggio.
Delle mie brevi camminate per le nostre strade e del contatto spontaneo con il nostro popolo serbo ricordi indelebili, che mi servono di ispirazione e mi danno forza. Da cubani di ogni genere ho ricevuto in questi giorni un affetto semplice e sincero, rispettoso delle condizioni del mio viaggio e della discrezione che esigeva, dimostrato in tutti i modi possibili. So che attraverso ognuno di questi compatrioti mi raggiungeva l’affetto dei milioni che avrebbero voluto essere al corrente del nostro soggiorno. A tutti –sia a quelli che mi hanno onorato con il loro contatto che a quelli che no- voglio esprimere il mio profondo ringraziamento sia per le dimostrazioni di generoso rispetto che per le loro espressioni di solidarietà e per gli auguri rivolti a mio fratello.
Di ritorno al mondo dell’assurdo, mi preparo a continuare questa lunga battaglia affinché si faccia giustizia. Era indispensabile che la mia condotta a Cuba fosse di estrema moderazione. Era impensabile che non ritornassi. Porto nel cuore le intense emozioni di questi belli quattordici giorni insieme al mio popolo, dove un giorno festeggeremo il ritorno dei cinque.
Per il momento, a tutti, a nome della mia famiglia e mio, rivolgo il nostro più profondo ringraziamento.
E a nome dei cinque, ribadisco che non verremo meno e saremo sempre degni di voi.
Un forte abbraccio
René González Schwerter

mercoledì 18 aprile 2012

Convocato L’Ottavo Colloquio Internazionale per la Libertà dei Cinque e contro il Terrorismo/Convocado el VIII Coloquio Internacional por la libertad de Los Cinco y contra el terrorismo.


Anche se con ritardo pubblichiamo questa importante notizia riguardo i cinque eroi cubani

Convocato L’Ottavo Colloquio Internazionale per la Libertà dei Cinque e contro il Terrorismo.

Birán (Holguín) - 09/03/2012 - L’organizzazione per l’Ottavo Colloquio Internazionale per la Libertà dei Cinque e contro il Terrorismo è già in moto. Lo scorso 5 marzo, a Birán, municipio di Cueto, luogo dove sono nati Fidel e Raúl Castro Ruz, oggi Monumento Nazionale sito nella provincia di Holguín, l’Istituto Cubano di Amicizia tra i Popoli (ICAP) ha presentato l’invito all’evento, che si terrà dal 28  novembre al  1° dicembre prossimi nella città di Holguín.
Di fronte a una nutrita rappresentanza di abitanti del luogo, tra cui spiccavano Juan Domínguez e Roger Vallejo, massime autorità rispettivamente della politica il primo e governativa il secondo, il Presidente della filiale provincialle dell’ICAP, Amaury Torno, ha diffuso l’appello alla partecipazione all’incontro, dedicato alla causa dei Cinque, come sono conosciuti internazionalmente gli antiterroristi cubani detenuti negli USA, che si svolge ogni anno nella città di Holguín e nei municipi di Banes e Calixto García.
Quest’anno abbiamo voluto lanciare la convocazione in questo scenario storico dove sono nati i leader cubani, perché quest’anno sarà il colloquio dell’amore contro l’odio, come ha proclamato René González (attualmente bloccato nel territorio degli Stati Uniti, anche se ha già scontato l’ingiusta condanna inflittagli dallo stato americano), in una recente lettera che ha inviato a suo fratello Roberto, gravemente malato di cancro, che vive a La Habana”.
Sarà un incontro di reclamo universale per la libertà di coloro che mai avrebbero dovuto trovarsi in carcere, né accusati e tanto meno sanzionati. Sarà un Colloquio di unità e di solidarietà dei popoli del mondo contro il terrorismo, a favore della cessazione dell’embargo statunitense contro Cuba e per la libertà di tutti i prigionieri politici che pagano ingiuste condanne in diverse parti del pianeta”.
Speriamo che la partecipazione sia ancora una volta maggiore delle precedenti occasioni, come è stato anno dopo anno. Nella stessa misura nel quale si conosce il caso dei Cinque, si uniscono sempre più persone e gruppi di solidarietà con Cuba e con questa causa”.
Sotto i frondosi alberi di questo suggestivo scenario che è il villaggio di Birán, numerosi studenti hanno cantato alla vita, all’amore, ai Cinque e alla Patria.
Successivamente, Amaury Torno ha spiegato che la Convocazione all’Ottavo Colloquio, si integra con numerose attività, che si svolgono in lungo e largo per la provincia holguinera, nel resto del paese e in altre parti del mondo, come parte della Campagna “Cinque per i Cinque”, iniziativa sorta durante il VI colloquio

Aunque con retraso publicamos esta importante noticia acerca de los cinco héroes cubanos
Convocado el VIII Coloquio Internacional por la libertad de Los Cinco y contra el terrorismo

Birán (Holguín) - 09/03/2012 - El VIII Coloquio Internacional por la libertad de Los Cinco y contra el terrorismo, ya está en marcha. El pasado 5 de marzo, en Birán, municipio de Cueto, lugar donde nacieron Fidel y Raúl Castro Ruz, Monumento Nacional, ubicado en la provincia cubana de Holguín, el Instituto Cubano de Amistad con los Pueblos (ICAP) presentó la convocatoria al evento a realizarse del 28 novembre al 1° diciembre en la ciudad de Holguin.
Ante una nutrida representación de vecinos de esa comunidad y encabezados por Juan Domínguez y Roger Vallejo, máximas autoridades política y del Gobierno en el municipio de Cueto, respectivamente, el presidente de la filial provincial del ICAP, Amaury Torno, dio a conocer el llamado al encuentro que por la causa de Los Cinco, como se les conoce internacionalmente a los antiterroristas cubanos presos en Estados Unidos, se realiza anualmente en la ciudad de Holguín, y en los municipios de Banes y Calixto García.
Este año, hemos querido hacer la convocatoria en este escenario histórico donde nacieron los líderes cubanos, porque este año será un Coloquio de amor contra el odio, como proclamó René González (retenido en Estados Unidos, aunque ya cumplió la injusta condena que le impusieron), en reciente carta a su hermano Roberto, gravemente enfermo de cáncer en La Habana”.
Será un encuentro de reclamo universal por la libertad de quienes nunca debieron haber sido detenidos, ni encausados, y mucho menos sancionados. Será un Coloquio de unidad y solidaridad de los pueblos del mundo contra el terrorismo, por el cese del bloqueo estadounidense contra Cuba y por la libertad de todos los presos políticos que pagan injustas condenas en diferentes partes del planeta".
Esperamos que la concurrencia sea esta vez mayor que todas las anteriores, porque así ha ocurrido año tras año. En la misma medida en que se conoce el caso de Los Cinco, se suman más personas y grupos de solidaridad con Cuba y con esta causa”
Bajo la frondosa arboleda de ese atractivo escenario, estudiantes cantaron a la vida, al amor, a Los Cinco y a la Patria.
Luego, Torno explicó que la convocatoria se integra al gran número de actividades que tuvieron lugar a lo largo y ancho de la provincia, el país y en otras partes del mundo, como parte de la Campaña “Cinco por los Cinco”, iniciativa surgida al calor del VI Coloquio.

 Coord.to alta Maremma per la libertà dei cinque eroi cubani
Aderente al comitato Italiano giustizia per i cinque

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