martedì 24 marzo 2015

72 paesi invasi ma è il Venezuela la minaccia




Il vile e criminale decreto contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela, emanato dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel quale si dichiara il Venezuela una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti, dimostra l'intenzione della potenza mondiale yankee di voler intervenire nella nostra nazione e rovesciare l'attuale governo presieduto da Nicolàs Maduro.
Le dichiarazioni dell'UNASUR, e l'appoggio totale dei membri componenti questa organizzazione, stabiliscono la nuova situazione mondiale sotto il profilo geopolitico nel quale il Venezuela si trova, appoggiata da una significativo numero di capi di stato che superano i novanta paesi.
Le nazioni dell'ALBA e della CELAC, hanno elaborato un documento in solidarietà con il nostro paese, che oggi è sottoposto ai più duri attacchi dall'esterno, soprattutto da parte dei paesi alleati del governo statunitense.
Non è certamente nuova la linea politica adottata dal presidente “gringo”, come non lo era quella dei suoi predecessori Clinton, Bush e ora Obama, il quale continua una linea politica dal carattere imperialista che ha avuto come conseguenza l'invasione di 72 stati da parte degli Stati Uniti d'America portandoli a espandersi e a controllare le risorse energetiche di ogni stato, così da mantenere il proprio sistema sociale; caratterizzato da un gran consumo di energia elettrica che supera il consumo di tutta la popolazione del pianeta. Ma questi non cercano solo di impossessarsi di tutte le risorse naturali; la minaccia di intervenire militarmente in Venezuela ha a che vedere con l'influenza che ha il nostro paese nel mondo e i cambiamenti creati nelle relazioni internazionali, che hanno indebolito l'influenza della potenza gringa.

Il progetto di sovranità nazionale come un azione antimperialista. Tutto ciò che significhi la liberazione dei nostri popoli, il suo sviluppo indipendente e la costruzione di società più giuste orientate verso la ricerca di un nuovo sistema economico e sociale che rompa gli schemi del gran capitale, sono oggetto di accuse e cospirazioni per fermare l'ampliamento di questo processo, nascente, trasformatore, diretto verso la rottura del sistema neo coloniale.
Si tratta nell'attualità di un avvenire civilizzatore, un cambio d'epoca, definito dentro le lotte contro la cultura del dominio che mira verso alla nascita di un mondo multipolare, che si approccia verso modi di produzione dal carattere sociale, indebolendo la logica del gran capitale, che produce ogni volta maggiori disuguaglianze oltre a togliere alla gran maggioranza delle persone i diritti fondamentali per la vita.
Il movimento per la sovranità e l'indipendenza agli albori del XXI secolo, iniziato dal Comandante Chavez da presidente della Repubblica ebbe risonanza nel contesto latinoamericano.
Sfidare il gigante del mondo, fu un azzardo
che ha avuto il merito di aver acceso l'idea di libertà nell'ambito globale ed è diventato un concetto di riferimento a livello planetario.
In diversi continenti, emergono esigenze considerate una novità nei movimenti sociali; si esige maggiore giustizia e democrazia in ogni paese, sulla base del pensiero di Chavez. Al presidente Obama rimangono due opzioni: o continuare con il progetto di invadere il Venezuela, mettendo a rischio la pace mondiale o rettificare e derogare il decreto dove si considera il nostro paese una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti.


Traduzione da Correo de Orinoco di Bryan

venerdì 20 marzo 2015

Abu-Jamal su Obama, Ferguson e la vita d'inferno degli afro-americani



12/03/2015

"L'oppressione all'estero dà luogo all'oppressione interna" dice Abu-Jamal a Sputnik nella sua prima intervista esclusiva dopo un periodo di isolamento. Il più famoso "prigioniero politico" statunitense sostiene che la condizione degli afro-americani è peggiorata sotto il presidente Obama.

Attivista e giornalista, Mumia Abu-Jamal è stato condannato per l'omicidio nel 1981 di Daniel Faulkner, un poliziotto di Filadelfia, e condannato a morte in un processo che molti ritengono abbia avuto il carattere di una persecuzione politica. I sostenitori di Abu-Jamal puntano il dito su un giudice razzista, sulle testimonianze contrastanti, sulla sua presunta confessione, sulle accuse di fabbricazione di prove a carico degli agenti di polizia di Philadelphia coinvolti, sull'occultamento di testimoni e sulla confessione di un altro sospetto.

Prima della sua incarcerazione, Abu-Jamal era stato nelle Pantere Nere e in seguito attivista di Move [organizzazione per la liberazione dei neri con sede a Filadelfia, ndt] e giornalista radiofonico. Il fatto di essere inserito nei programmi di controllo dell'Fbi (Cointelpro, Counter Intelligence Program) e sotto la sorveglianza della polizia, dimostra secondo ai suoi sostenitori che Mumia fosse già un obiettivo quando fu arrestato per l'omicidio.

Sputnik ha chiesto ad Abu-Jamal, attraverso corrispondenza scritta, la sua opinione sullo stato delle relazioni razziali nell'America post-Ferguson e quale impatto ha avuto il primo presidente nero sul progresso e sull'uguaglianza.

Abu-Jamal è pessimista, a suo avviso "la vita degli afro-americani è un inferno".

Il sistema di casta americano

"Non abbiamo 'eguali' diritti" ci dice Mumia. "Esiste la retorica della parità dei diritti usata dalle élite e dallo Stato per mistificare la reale situazione degli statunitensi neri: un tremendo e incessante inferno. La parità dei diritti non produrrebbe i risultati palesemente iniqui che portano alla carcerazione di massa, alla povertà e alla morte".

Niente di tutto questo dovrebbe "sorprendere" chi conosce la storia, osserva. "Dopo la guerra civile, quando i 'epubblicani neri' hanno modificato la Costituzione per tutelare i diritti della cittadinanza nera (ad esempio, il voto, ecc.), la nazione ha letteralmente ignorato le 'garanzie' della Costituzione per un secolo, fino a quando la resistenza nera del Sud lo ha reso impossibile (ma la discriminazione è continuata con altri mezzi!)"

Riferendosi al libro The New Jim Crow, del giurista Michelle Alexander, Abu-Jamal sostiene che gli Stati Uniti hanno un sistema di caste quando si tratta di "ordinaria, comune classe operaia e dei neri poveri".

"Sono tenuti fuori da ogni aspetto significativo della vita, (lavoro, istruzione, buoni alloggi, ecc.)", dice, trovando un colpevole nella "guerra fasulla alla droga" che "criminalizza la vita dei neri".

Ferguson, icona della vita dei neri negli Usa

Le recenti rivelazioni su Ferguson - "ground zero" nella storia recente del movimento "Black Lives Matter" che si oppone alla brutalità della repressione, fondato dopo che l'anno scorso la polizia ha sparato e ucciso il disarmato Mike Brown - mostrano un sistema giudiziario che si accanisce contro i cittadini a basso reddito, di solito neri. Un'indagine del Ministero della giustizia e vari altri rapporti mediatici rivelano che gli afro-americani venivano sproporzionatamente fermati per violazioni minori, multati pesantemente e incarcerati se non in grado di pagare.

Il Ministero della giustizia ha anche evidenziato che la polizia di Ferguson ha agito attraverso la lente del pregiudizio razziale.

"I nostri risultati indicano che nella stragrande maggioranza dei casi - quasi il 90 per cento - la violenza fisica è diretta contro gli afro-americani" ha annunciato il procuratore generale Eric Holder dopo la pubblicazione del rapporto all'inizio di questo mese.

Tuttavia, Abu-Jamal interpreta i fatti accaduti nella cittadina del Missouri solo come un esempio di un problema sistemico.

"Ferguson ci dice tutto: per i neri poveri, la vita è un inferno, in quanto lo Stato sfrutta i poveri per spremere i loro soldi, utilizzando a tal fine anche il sistema carcerario", afferma. "Mike Brown ci ha mostrato che utilizzano il terrore per un nonnulla, per far filare dritto i nativi. Le cose oggi sono diventate intollerabili, nonostante la favola dei diritti civili e delle sue vittorie".

L'elezione di Obama, un'arguzia politica

Le cose, per la "vita dei neri", sono peggiorate sotto Obama, sostiene Abu-Jamal. Egli osserva che la recessione del 2007 e 2008 ha decimato in modo sproporzionato le minoranze etniche e la situazione è ancora negativa, secondo gli economisti.

"Lo sapevate che negli ultimi otto anni o giù di lì, i neri americani (e gli ispanici) hanno perso la quota maggiore di ricchezza personale, soprattutto in relazione ai mutui, rispetto a qualsiasi altro momento della storia americana?", chiede retoricamente Abu Jamal.

La proprietà della casa costituisce la quota prevalente della ricchezza delle famiglie nere e ispaniche - quelle che hanno disponibilità economiche, naturalmente - mentre i cittadini bianchi tendono ad avere un portafoglio più diversificato di azioni e obbligazioni, i cui mercati sono in larga ripresa. Tuttavia, il mercato immobiliare è nuovamente in declino e i pignoramenti crescenti e i mutui underwater, ovvero sott'acqua, (quelli cioè in cui l'importo dovuto è superiore al valore della casa), hanno costretto molti proprietari a basso reddito ad abbandonare le loro case e, di conseguenza, la stragrande maggioranza della loro ricchezza".

"I neri sono in fondo a qualsiasi indice sociale della nazione", dice Abu-Jamal aggiungendo che avere il primo presidente nero potrebbe avere solo aggravato il problema. "La sua elezione ha determinato un contraccolpo tra i bianchi, spinti a contrastare tutto ciò che Obama cerca di fare", spiega Abu-Jamal. "Dalla sua elezione ha perso potere politico e nei due mandati ha perso le maggioranze in entrambe le camere del Congresso. I repubblicani - il partito nazionalista bianco - sta rendendo più difficili i suoi giorni".

La cosa non avrebbe potuto essere programmata meglio da chi vuole mantenere un certo ordine nel paese.

"L'elezione (e la rielezione) di Obama è stata un'arguzia politica", dichiara, "ma non produce vantaggi perché i neri nelle alte stanze non sono capaci di mantenere, pianificare e utilizzare il potere".

"False soluzioni"

Per Abu-Jamal, "la parità dei diritti", la presidenza Obama, le azioni positive e l'integrazione sono "chimere", false soluzioni ai problemi fondamentali dell'oppressione contro gli statunitensi neri.

"Nessuna di queste idee affronta realmente l'autodeterminazione o anche l'autonomia dei neri. Stiamo ancora mercanteggiando per le briciole", asserisce Mumia. "I primi programmi di azioni positive furono dei repubblicani (amministrazione Nixon) e miravano a placare il movimento di emancipazione con la promessa di buoni posti di lavoro. La nostra vita economica è stata mantenuta arretrata, le nostre comunità sono luoghi in gran parte separati dal normale flusso economico: viviamo in zone di casta inferiore (bantustan), dove lo sfruttamento (come ammesso nell'esempio di Ferguson) è tutto ciò che conta".

"Quando prendiamo seriamente in esame il concetto di azione positiva, ci accorgiamo che si tratta di un piano volto a costruire diverse élite - medici, avvocati, dirigenti politici. Per il ghetto povero, per gli intoccabili, le azioni positive sono in larga misura irrilevanti perché sono anni luce dalle loro possibilità. Come chiarisce il professore di diritto [Michelle] Alexander, la media dei neri statunitensi è espulsa - mentre le élite nere potrebbero avere accesso alle azioni positive - e i neo-liberali applaudono".

"Ci sono città oggi negli Usa dove il 50 per cento - il 50 per cento! - dei ragazzi lascia la scuola e non si diploma. Ci sono città con percentuali più elevate. Si tratta di un sistema fallimentare".


Oppressione all'estero = oppressione domestica

Dopo la decisione del grand jury del Missouri di assolvere Darren Wilson - l'ufficiale che ha sparato e ucciso Michael Brown - da qualsiasi azione penale, le Nazioni Unite hanno rivisto la loro opinione sulla vita delle persone di colore negli Stati Uniti, definendola una questione di diritti umani.

"Sono profondamente preoccupato per il numero sproporzionato di giovani afro-americani che muoiono in scontri con gli agenti di polizia, così come per il numero sproporzionato di afro-americani incarcerati negli Stati Uniti e il loro numero sproporzionato nel braccio della morte" ha dichiarato l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra'ad Al Hussein.

Sputnik ha chiesto ad Abu-Jamal cosa ne pensasse del fatto che gli Stati Uniti venissero richiamati per il trattamento riservato agli afro-americani.

"Malcolm [X] avrebbe sostanzialmente concordato, ma avrebbe aggiunto che poiché gli Stati Uniti sono un impero, non si preoccupano né si curano di ciò che pensano gli altri", spiega. "Gli importa solo che gli altri obbediscano. Se Guantanamo chiude (metto un grande se), ci sono ancora 'black sites' [centri clandestini di detenzione] in tutto il mondo, dove la tortura è accettata, esercitata e associata a pratiche peggiori. Un cittadino statunitense può diventare bersaglio di un attacco dei droni se così decide il potere. L'intera nazione è sotto sorveglianza da parte di varie agenzie dagli acronimi fantasiosi. Ogni telefonata, ogni battitura, ogni conversazione".

Il modo in cui gli Stati Uniti agiscono in politica estera, sostiene Abu-Jamal, è parte integrante di come risponde all'opposizione interna.

"Malcolm direbbe che l'oppressione all'estero dà luogo all'oppressione interna, che il capitalismo che imperversa incontrollato fuori dal paese volgerà presto il suo occhio famelico sulle opportunità all'interno della 'nazione'. Perché, come ha detto Malcolm, il 'Capitalismo' è una sanguisuga".

L'eredità di Malcolm X

Sputnik aveva originariamente previsto di pubblicare questa intervista con Abu-Jamal nel 50° anniversario dell'assassinio del leader dei diritti civili Malcolm X. Tuttavia, nonostante la richiesta fosse stata inviata più di un mese prima
dell'anniversario, Abu-Jamal non ha ricevuto in tempo le domande dell'intervista perché stava scontando una pena in isolamento per "non aver seguito le istruzioni".

(NdR: L'isolamento a lungo termine e il suo uso come punizione è considerata una violazione del diritto umanitario internazionale.)

Abu-Jamal ha risposto alle domande circa l'eredità di Malcolm X e il suo impatto sulla società.

"Onestamente, oggi penso che le nuove generazioni crescano senza un concetto reale di ciò che è stato Malcolm X, se non che era un tale che avrebbe odiato essere etichettato come 'un leader dei diritti civili'. Il suo nome è noto, ma le sue idee, la sua storia, in gran parte non lo è, a mio avviso, soprattutto tra le grandi masse della gioventù nera".

Abu-Jamal lamenta che Malcolm X è diventato "un'icona, un'effige buona per i francobolli degli Stati Uniti, perché non c'è una vera e propria organizzazione là fuori a sostenere il significato del progetto di Malcolm per i neri d'America. I media dominanti non possono e non vogliono raccontare quella storia. Hanno invece martinizzato Malcolm, distorcendo la sua storia, incivilendola, rendendola più 'sicura'".

"Quando era vivo, era una forza potente, un oratore di qualità, era anche un dirigente organizzativo geniale, che, come rivoluzionario, irradiava la nostra lotta, con serietà e impegno per la libertà dei neri in tutto il mondo".

Gli abbiamo chiesto di confrontare le eredità di Malcolm X e Martin Luther King. Abu-Jamal ritiene che, prima di tutto, erano divisi da un divergente senso di fedeltà al loro paese di nascita.

"Stranamente, entrambi gli uomini erano nazionalisti, in una certa misura", dice Mumia. "Martin era un nazionalista americano che voleva che gli Stati Uniti vivessero all'altezza del credo professato; Malcolm invece era un nazionalista nero che voleva che l'America nera fosse libera di seguire i propri interessi. Dannata America!"

La conclusione di Abu-Jamal è che, nonostante gli sforzi di questi due uomini, poco sia cambiato e poco ci può aspettare: "Essere nero in America oggi non è una passeggiata. E', per citare il rapper Young Jeezy, come livin' in hell".



Mumia Abu-Jamal | sputniknews.com - globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

lunedì 16 marzo 2015

DICHIARAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA DEL VENEZUELA/DECLARACIÓN del PCV ANTE LA ESCALADA AGRESIVA DEL IMPERIALISMO CONTRA VENEZUELA




Dichiarazione del Partito Comunista del Venezuela

L'Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela, ha esaminato il contenuto delle ultime dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti di America che, agendo come portavoce delle multinazionali, come portavoce dell'imperialismo nordamericano ed europeo, definisce il Venezuela come una "minaccia inusuale e straordinaria alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti di America".

Di fronte all'accaduto, il Partito Comunista del Venezuela, ritiene che tale dichiarazione rappresenti una risposta piena di superbia, aggressiva, bellicista, militarista e provocatoria dell'imperialismo in difesa dei suoi lacchè interni, alle misure che in difesa della sovranità e dell'integrità della Patria ha adottato il governo bolivariano, presieduto dal compatriota Nicolas Maduro.

Pensiamo che questa dichiarazione e questo ordine esecutivo presidenziale di Barack Obama rappresenti la reazione dell'imperialismo alla sconfitta che stanno subendo i suoi lacchè interni in conseguenza delle decisioni che il governo bolivariano, che il popolo venezuelano, che i lavoratori e le lavoratrici della città e della campagna, che la Classe Operaia della patria di Bolivar hanno assunto nei confronti delle forze della reazione, delle forze della destra e ultradestra fascista, che rappresentano gli interessi dell'imperialismo nordamericano ed europeo nel nostro paese.

Il Partito Comunista del Venezuela respinge e condanna questa dichiarazione aggressiva, interventista e che viola tutte le norme del Diritto Internazionale, che assume il significato di un'aggressione diretta alla sovranità, all'autodeterminazione e all'indipendenza del popolo del Venezuela.

Il PCV chiama il Movimento Mondiale per la Pace, il movimento popolare e rivoluzionario mondiale, i Partiti Comunisti e Operai di tutto il mondo a rafforzare e ampliare la solidarietà attiva con il popolo, con la Classe Operaia, con la classe lavoratrice venezuelana della città e della campagna, di fronte all'aggressiva iniziativa interventista dell'imperialismo nordamericano.

Il Partito Comunista del Venezuela, davanti alle minacce imperialiste, davanti all'aggressione dell'imperialismo nordamericano, invita il popolo venezuelano, il popolo di Bolivar, alla più ampia unità patriottica e popolare, ad approfondire l'unità civico-militare per sconfiggere qualsiasi tipo di iniziativa dell'imperialismo contro il nostro popolo.

Il Partito Comunista del Venezuela esorta tutti i paesi latinoamericani, i loro governi, le istanze di cui fanno parte i governi latinoamericani e dei Caraibi, ad adottare immediatamente misure dirette ad impedire che la mossa aggressiva e bellicosa, che l'iniziativa imperialista possano trasformarsi in atti di violenza superiori a quelli finora realizzati contro il nostro popolo, su mandato dell'imperialismo nordamericano ed europeo.

Il Partito Comunista del Venezuela invita il nostro popolo la sua Classe Operaia, la sua classe lavoratrice della città e della campagna a continuare a lottare, a continuare a vincere.

La Patria non si vende, la Patria si difende!

DECLARACIÓN del PCV ANTE LA ESCALADA AGRESIVA DEL IMPERIALISMO CONTRA VENEZUELA

l Buró Político del Comité Central del Partido Comunista de Venezuela (PCV), ante las recientes acciones del presidente de los Estados Unidos de Norteamérica, resalta que Barack Obama sigue poniendo en evidencia su papel como representante y vocero de las trasnacionales y del imperialismo norteamericano-europeo, corroborado nuevamente con la declaración injustificada contra Venezuela al calificarla de “amenaza inusual y extraordinaria a la seguridad nacional y política exterior de Estados Unidos”.

El PCV considera que esta declaración es una respuesta soberbia, agresiva, belicista, guerrerista y provocadora del imperialismo en defensa de sus lacayos en Venezuela, ante las medidas que en defensa de la soberanía y la integridad de la patria adopta el gobierno bolivariano, presidido por el compatriota Nicolás Maduro.
El PCV considera que esta declaración, con carácter de «Orden Ejecutiva» presidencial, de Barack Obama, viene a significar una reacción del imperialismo frente a las derrotas que le continúan propinando el gobierno bolivariano, la Clase Obrera, los trabajadores y trabajadoras de la ciudad y el campo, y el pueblo venezolano de la patria de Bolívar a las fuerzas de la reacción, de la derecha y ultraderecha neofascista que expresan los intereses del imperialismo norteamericano-europeo en nuestro país.
El PCV rechaza y condena esta declaración injerencista y violatoria de todas las normas del Derecho Internacional, y la califica como una agresión directa a la soberanía, a la autodeterminación y a la independencia del pueblo de Venezuela.

El PCV, frente a las amenazas imperialistas, frente a las agresiones del gobierno estadounidense, insta al pueblo venezolano a la más amplia unidad patriótica y popular, a profundizar la unidad bolivariana cívico-militar, para derrotar cualquier tipo de acción del imperialismo contra nuestro pueblo y contra el proceso de cambios que soberanamente ha asumido.

El PCV llama al movimiento internacional por la paz, al movimiento popular y revolucionario mundial, a los Partidos Comunistas y Obreros de todo el mundo a ampliar y fortalecer la solidaridad activa con el pueblo, con la Clase Obrera, con las y los trabajadores venezolanos ante la agresiva acción injerencista del imperialismo norteamericano.

El PCV exhorta a todos los países latinoamericanos, a sus gobiernos, a las instancias que integran los gobiernos latinoamericanos y caribeños, a adoptar de manera inmediata medidas dirigidas a impedir que el zarpazo agresivo, que el zarpazo guerrerista, que la acción imperialista se pueda concretar en hechos de violencia superiores a los que ya está realizando contra nuestro pueblo, por mandato del imperialismo norteamericano-europeo.

El Partido Comunista de Venezuela, como fuerza patriota y revolucionaria, asume junto a la Clase Obrera, junto a los trabajadores y trabajadoras, y junto a todo el pueblo, la obligación de seguir luchando y seguir venciendo.

¡LA PATRIA NO SE VENDE, LA PATRIA SE DEFIENDE!

Buró Político del Comité Central
Partido Comunista de Venezuela – PCV

                                   Video :



giovedì 5 marzo 2015

Insabbiato il rapporto dell'Oms sui crimini statunitensi in Iraq (Immagini forti)



Mohsen Abdelmoumen

E' uno scandalo planetario che si potrebbe denominare "Oms-gate". Dal novembre 2012, l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) blocca la pubblicazione del rapporto sugli effetti devastanti dei bombardamenti all'uranio impoverito (Du: scorie radioattive risultanti dall'arricchimento di uranio per i reattori civili e militari) sulla salute della popolazione irachena.

In effetti, a seguito della pubblicazione a fine 2014 della graduatoria "Censored 2015", programma universitario che elenca le 25 notizie più importanti a livello mondiale censurate dalla stampa, sembra che l'OMS abbia censurato la propria relazione realizzata con l'assistenza del ministero della sanità iracheno inerente all'indagine sanitaria effettuata in Iraq sulle conseguenze dei bombardamenti statunitensi e britannici sulla popolazione. Questa indagine è stata condotta su 10.800 famiglie in 18 distretti, in ragione di 600 famiglie per distretto.

Vorremmo sapere come il dottor Ala Alwan, che ha scalato tutti i livelli dell'Oms dal 1992 arrivando a ricoprire la carica di direttore regionale nel 2012, passando dai ministeri dell'istruzione e della sanità in Iraq tra il 2003 e il 2005, può giustificare l'omertà, tacendo i risultati dell'indagine nel proprio paese. Ovviamente, non ci si può stupire visto che i fondi dell'Oms provengono, oltre che dalla Fondazione dell'Onu, anche dall'Usaid (United States Agency for International Development - Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale) e dall'inglese Dfid (Department for International Development - Dipartimento per lo sviluppo internazionale).

L'Usaid è soggetto alle direttive del presidente degli Stati Uniti, del segretario di Stato e del Consiglio di sicurezza nazionale, così come il Dfid inglese è diretto dal segretario di Stato per lo sviluppo internazionale, Justine Greening, e dal ministro Alan James Carter Duncan che ha fatto carriera nell'industria petrolifera della Royal Dutch Shell e che è anche membro del gruppo "Conservative Way Forward" presieduto dalla criminale Margaret Thatcher, mentre il sottosegretario di Stato è Lynne Featherstone Choona, della ricca famiglia proprietaria della catena di negozi Ryness, ripresa di recente per aver sperperato 22.000 sterline in un mese per costi di cancelleria nel suo ufficio presso il ministero.

Secondo numerosi medici iracheni, la contaminazione da munizioni all'uranio impoverito sta causando un'impennata di deformazioni alla nascita, tumori e altre malattie in gran parte dell'Iraq. La dottoressa dottor Mozhgan Savabieasfahani, tossicologa presso la Scuola di medicina dell'Università del Michigan, ha dichiarato che "l'Iraq è avvelenato e tale indagine approfondita sulla salute pubblica deve essere pubblicata e ampiamente diffusa per richiamare il supporto e l'esperienza internazionale". Secondo lei, "dovrebbero essere convocati con urgenza medici esperti, tossicologi, epidemiologi, igienisti ed esperti ambientali per risolvere questa crisi e salvare vite umane".

Già nel marzo 2013, la Bbc aveva trasmesso un reportage in cui un alto funzionario del ministero iracheno della sanità a Baghdad dichiarava che "tutti gli studi eseguiti dal ministero della sanità mostrano con dati schiaccianti che c'è stato un aumento delle malformazioni alla nascita e di tumori in Iraq". In questo documentario, intitolato "Born under a bad sign" (Nati sotto una cattiva stella), altri due ricercatori del ministero della salute iracheno affermavano che "i tumori e le malformazioni alla nascita costituiscono un grave problema per la prossima generazione di bambini", confermando gli aumenti simultanei di tumori e difetti di nascita nei tre governatorati di Ninive, Anbar e Najaf, e collegando tale fenomeno alle munizioni utilizzate dagli eserciti americani e britannici.

Molti medici iracheni, da anni stanno cercando di allertare la comunità internazionale per ottenere aiuto, attraverso figure di spicco a livello internazionale. Invano. A seguito del blocco del rapporto dell'Oms, 58 esperti del mondo scientifico, intellettuali, operatori sanitari e difensori dei diritti umani hanno scritto nel maggio 2013 all'Oms e al ministero della sanità iracheno per chiedere la pubblicazione immediata del rapporto. Nessuna reazione a questo appello firmato da studiosi provenienti da tutto il mondo, tra cui Noam Chomsky, Ken Loach, John Tirman, la dottoressa Mozhgan Savabieasfahani e organizzazioni come Human Rights Now Giappone, Health Alliance International e molte altre persone eminenti del mondo scientifico e intellettuale. Davanti questo deliberato ostruzionismo, Hans von Sponeck, ex vice segretario generale delle Nazioni Unite e membro del Tribunale Brussels ha dichiarato: "Il governo degli Stati Uniti ha fatto di tutto per evitare che l'Oms indagasse nelle zone del sud dell'Iraq, dove è stato utilizzato l'uranio impoverito che ha causato gravi danni alla salute e rischi ambientali".

Le autorità statunitensi ammettono di aver utilizzato 320 tonnellate di uranio impoverito, cifre contestate dalla fondazione LAKA di Amsterdam che stima la quantità reale più vicina alle 800 tonnellate, lanciate in Iraq durante la guerra del 1991, e 1.200 tonnellate durante l'invasione del 2003. Nel 1991, l'esercito statunitense ha lanciato quasi un milione di ordigni all'uranio impoverito in tre giorni su migliaia di profughi e soldati iracheni in ritirata sulla strada per Bassora. Molto rapidamente, alcune zone del sud dell'Iraq hanno visto un incremento annuo del 350% dei casi di leucemia, deficienze immunitarie, cataratta e disfunzioni renali. Le statistiche ufficiali del governo iracheno mostrano che prima dello scoppio della prima guerra del Golfo, nel 1991, il tasso dei casi di cancro era di 40 su 100.000. Nel 1995 era salito a 800 su 100.000, e nel 2005 era raddoppiato ad almeno 1.600 persone su 100.000.

Le stime più recenti indicano un innalzamento regolare continuo. "Il mondo deve sapere che gli iracheni sono stati vittime di aggressioni inflitte con l'uso di munizioni all'uranio impoverito da parte delle truppe statunitensi e inglesi durante la guerra. Questo è un genocidio", ha detto il dottor Jawad al-Ali, oncologo del Cancer Treatment Centre di Bassora. Egli stima che vi siano 300 siti in tutto l'Iraq contaminati da radiazioni da munizioni all'uranio impoverito. "Prima della guerra del Golfo, avevamo due o tre casi di pazienti affetti da tumore al mese, ora 30-35 persone muoiono ogni mese. I nostri studi indicano che una percentuale compresa tra il 40 e il 48% della popolazione avrà un cancro entro cinque anni". Considerando che l'OMS quantificava la popolazione irachena attorno ai 33.765.000 abitanti nel 2013, si può stimare che circa 15 milioni di persone riceverà una diagnosi di cancro nei prossimi anni.

Inoltre, mai prima era stato rilevato un tasso così alto di spina bifida nei bambini, per esempio a Bassora e il tasso continua ad aumentare. Il numero di idrocefali (acqua nel cervello) nei neonati è sei volte superiore a Bassora che negli Stati Uniti e si riscontrano malformazioni note solamente nei manuali di medicina riscontrate nei bambini nati nei pressi dei siti dei test nucleari nel Pacifico: bambini con monconi al posto degli arti, intestini fuori dell'addome, tumori enormi, occhi fuori dalle orbite o con un solo occhio come ciclopi, o senza occhi, senza arti, bambini anencefalici (assenza di una gran parte del cervello e del cranio), o con gravi problemi respiratori, con tumori maligni molto aggressivi che implicano amputazioni. Questi sono solo alcuni esempi tra i tanti. Una specialista in pediatria presso il Fallujah General Hospital, la dottoressa Samira Alani, ha condotto un'indagine a seguito della proliferazione dei difetti di nascita a seguito dei bombardamenti degli Stati Uniti dal 2005.

La sua ricerca l'ha portata in Giappone dove ha incontrato i medici giapponesi che studiano il tasso di malformazioni nei neonati a causa delle radiazioni dei bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Il tasso di incidenza delle malformazioni a Hiroshima e Nagasaki è attualmente tra l'1 e il 2%. La dottoressa Alani ha rilevato che i casi di malformazioni congenite è pari al 14,7% sui bambini nati a Fallujah, vale a dire più di 14 volte la frequenza delle zone colpite in Giappone. I medici iracheni ritengono che i difetti di nascita siano aumentati in un range compreso tra le 2 e le 6 volte, e tra le 3 e 12 volte la probabilità per un bambino di sviluppare un cancro o la leucemia dal 1991. Un rapporto pubblicato su The Lancet nel 1998 dichiarava all'epoca che circa 500 bambini morivano ogni giorno a causa della guerra e delle sanzioni e che il tasso di mortalità dei bambini iracheni sotto i 5 anni di età era aumentato dal 23 per mille nel 1989 al 166 per mille nel 1993. Che dire nel 2015, sapendo che questa tendenza è in crescita?

Complessivamente, i casi di leucemia linfoblastica acuta sono più che quadruplicati, con altri tumori che stanno aumentando ad un ritmo allarmante. Negli uomini, i tumori del polmone, della vescica, dei bronchi, della pelle e dello stomaco hanno segnato il maggiore incremento. Nelle donne, le incidenze maggiori riguardano il cancro al seno e il cancro della vescica oltre i linfomi non-Hodgkin. Si devono anche ricordare le migliaia di feti non portati a termine. Si è osservato un drammatico aumento degli aborti e delle nascite premature tra le donne irachene, in particolare nelle zone in cui si sono verificati forti operazioni militari degli Stati Uniti, come a Bassora nel 1991 e a Fallujah nel 2004. Inoltre, uno studio epidemiologico condotto da Chris Busby, un chimico britannico di fama internazionale, titolato "Il cancro, la mortalità infantile a Fallujah, Iraq 2005-2009", condotto su una popolazione di 700 famiglie a Fallujah, mostra che la crisi sanitaria rappresenta "il più alto tasso di danni genetici mai rilevato".

In aggiunta a questo disastro sanitario che colpisce il popolo iracheno, nel corso di due guerre contro l'Iraq è stata completamente distrutta la struttura medica del paese, che possedeva gli ospedali più moderni della regione e professionisti di altissimo livello. Il potenziale medico, in termini di equipaggiamento e infrastrutture, è stato praticamente distrutto durante l'embargo criminale durato tredici anni e non permette di curare la popolazione che con mezzi approssimativi. Inoltre, migliaia di medici sono stati uccisi e molti altri sono fuggiti dal paese per sfuggire alla morte e mettere le loro famiglie in sicurezza.

Le migliaia di tonnellate di bombe all'uranio impoverito, per non parlare del napalm, del plasma e del fosforo che gli americani e gli inglesi hanno rovesciato senza tregua sull'Iraq, sono dispersi in miliardi di particelle pestifere nell'aria, propagata dal vento in tutta la regione, ma anche nel mondo. La polvere all'uranio impoverito è ancora nell'aria, nel suolo e nelle acque sotterranee, è diffusa nelle culture, nella fauna, nella flora e avvelena l'intero ambiente. Si trova nel cibo, negli abiti, nel materiale da costruzione, nei metalli e persino nei giocattoli dei bambini. La radioattività persisterà per circa 4,5 miliardi di anni, continuando a uccidere milioni di iracheni di tutte le età, per secoli. Inoltre, i geni degli individui sono danneggiati per sempre. Questo è un crimine contro l'umanità che può essere classificato tra le peggiori atrocità di tutti i tempi.

Per contrastare qualsiasi tentativo di negare questa situazione apocalittica in Iraq, è rilevante notare che alcune malattie osservate nei veterani di guerra dell'Iraq esposti a polvere di uranio impoverito sono simili a quelle degli iracheni. Infatti, i soldati che hanno partecipato alla guerra del Golfo hanno generato figli affetti da anoftalmia (senza occhi) e in un gruppo di otto soldati, i cui bambini sono nati con questa grave malformazione, sette sono noti per essere stati direttamente esposti ad uranio impoverito. Altri hanno generato figli con braccia rachitiche e altre anomalie rare associate alle radiazioni radioattive. Sembrano ugualmente soggetti al cancro e alla leucemia. Un altro fatto rivelatore è il tasso di leucemia tra i soldati europei che hanno servito come peacekeepers nei Balcani, dove è stato anche lì utilizzato un quantitativo molto alto di uranio impoverito.

Nel 1997, citando esperimenti in cui l'84% dei cani esposti a uranio inalato erano morti a causa di cancro ai polmoni, il dottor Asaf Durakovic, professore di radiologia e medicina nucleare presso la Georgetown University di Washington ha dichiarato: "L'Amministrazione dei Veterani dipendente dal governo degli Stati Uniti mi ha chiesto di mentire circa i rischi di assorbire uranio impoverito nel corpo umano. L'uranio provoca il cancro, l'uranio provoca una mutazione, l'uranio uccide. Se continuiamo con la contaminazione irresponsabile della biosfera e la negazione del fatto che la vita umana è minacciata dall'isotopo dell'uranio, facciamo un cattivo servizio a noi stessi, facciamo un cattivo servizio alla verità, a Dio e a tutte le generazioni che seguiranno". A seguito di questa affermazione, le autorità statunitensi hanno immediatamente bloccato le sue ricerche.

Più di 3,3 milioni di iracheni, uomini, donne e bambini, sono morti a causa della criminale aggressione degli Stati Uniti e del Regno Unito tra il 1991 e il 2011: 200.000 morti nella prima guerra del Golfo, 1.700.000 morti a causa delle sanzioni, e 1.400.000 persone massacrate durante l'invasione illegale del 2003. Il Tribunale BRussels, una rete internazionale dedicata principalmente all'Iraq composta da intellettuali, avvocati, artisti e attivisti di tutto il mondo, sostenendo la pace, vuole essere un ponte tra la resistenza intellettuale nel mondo arabo e i movimenti pacifisti occidentali. Organizza regolarmente incontri internazionali in cui sono studiate diverse strategie per assicurare alla giustizia i responsabili del genocidio commesso dagli Stati Uniti e dal Regno Unito in Iraq.

Alla luce di questa tragedia oscurata dalle organizzazioni internazionali, ci sorge una domanda: qual è il ruolo preciso dell'Oms? La funzione di questa organizzazione che alimenta il pianeta con le sue campagne fasulle contro la polio, la lebbra, ecc. e impartisce lezioni a destra e a manca, è quella di nascondere un rapporto che incrimini un qualche governo? Lo sterminio del popolo iracheno mediante l'uso di uranio su larga scala da parte degli eserciti americani e britannici è un argomento che non rientra nelle norme dell'Oms e delle Ong dei "diritti", facciate che l'Impero ha usato per radere al suolo l'Iraq e molti altri paesi e i cui effetti devastanti continueranno a colpire per secoli? Cos'è un'organizzazione che osa nascondere un rapporto che coinvolge i mostri che gestiscono Washington e Londra e nascondono i crimini efferati commessi contro le famiglie irachene, la natura e gli animali? Come può uno scienziato tollerare tali mostruosità?

I medici che compongono l'Oms tradiscono tutti il giuramento di Ippocrate e dimostrano di essere servi e vili, protesi ai privilegi, tutori degli interessi dell'imperialismo Usa e del suo braccio militare israeliano, che non offre all'umanità che morte e desolazione. Per fortuna ci sono molti scienziati che mantengono intatta la loro integrità, altrimenti che sarebbe dell'umanità se avessero venduto la loro anime come hanno fatto gli scienziati dell'Oms? In ogni caso, che l'Oms pubblichi o meno il suo rapporto, che lo nasconda sotto il tavolo o il tappeto, la verità finirà per essere manifesta a tutti, e noi, attraverso i nostri contatti e le nostre fonti conosciamo i dettagli di questo rapporto di condanna che rivela il volto mostruoso delle guerre contro il popolo iracheno martoriato e contro quelle mamme che danno alla luce bambini deformi. I funzionari dell'Oms possono aver venduto la loro anima al diavolo per un po' di quattrini, ma ci saranno sempre voci che riveleranno ciò che è nascosto e noi saremmo lì a tracciare il non detto e la menzogna, soprattutto quando è in gioco la vita di oltre un milione di bambini iracheni. Gli statunitensi-sionisti che hanno dichiarato guerra non solo al popolo iracheno, ma a tutta l'umanità, ci troveranno sempre sulla loro strada.

Vigliacchi! Criminali! Nascondendo il rapporto, diventate complici della sofferenza di questi bambini! Nessuna parola è adeguata per descrivere il martirio di questi bambini e quello delle loro madri. Se i figli degli assassini e dei loro complici vengono protetti e viziati, i bambini iracheni, i bambini di Afghanistan, Siria, Gaza, i bambini jugoslavi e tanti altri bambini di tutto il mondo, nascono deformi, malati, sofferenti e lacerati nella carne, a causa delle schifezze che i manovratori dell'Impero hanno rovesciato sul mondo per ingrassare le pance dei macellai. Devono cadere delle teste, bisogna giudicare chi ha mutilato e massacrato l'innocenza. Oggi in Iraq, le madri non chiedono se nel loro grembo cresce un maschio o una femmina, ma se il loro bambino è normale! Coloro che hanno commesso questi crimini contro il popolo iracheno sono esseri umani? Si può vivere normalmente dopo aver commesso questi crimini?

    


                                    




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Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
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