venerdì 25 marzo 2016

Argentina insegna(foto) : Una Marcia di centinaia di migliaia di Argentini e Argentine, ha ricordato i 30 mila , ripudiando OBAMA e il Governo Conservatore di MACRI / UNA MARCHA DE CIENTOS DE MILES DE ARGENTINOS Y ARGENTINAS, RECORDÓ A LOS 30 MIL, REPUDIANDO A OBAMA Y AL GOBIERNO DERECHISTA DE MACRI/



Riassunto Latinoamericano, 24 Marzo2016.-ci sono giorni che la Patria si alza e si mette a camminare. Con esigenza di giustizia e come ripudio all'impunità. Ci sono giorni, compagna, che oltre meschinità insignificanti, tutti e tutte ci mettiamo di accordo a marciare  insieme, ripudiando al mandatario ingerente, terrorista di Stato, organizzatore di genocidi in Mezzo Oriente.
Non ci convince il suo sorriso falso ed i suoi gesti di tipo simpatico. Non gli crediamo perché è uno degli ingranaggi principali di una politica dedicata ad affamare paesi ed a reprimere le ribellioni . e, per colmo è il gran amico del Virrey Mauricio Macri che licenzia  migliaia di lavoratori e genera proposte economiche legate al peggiore  capitalismo selvaggio. Ci sono giorni, compagno, che abbracciamo le Madri e Nonne, ai Figli e familiari dei nostri 30 mila  fratelli, e vicino a loro, usciamo a gridare che non ci hanno vinti, e che inoltre non ci riconciliamo, non dimentichiamo e non perdoniamo. Ci sono giorni, come quello di questo 24 di marzo che centinaia  di migliaia inondiamo di grida e consegne la Piazza di Maggio e gli lasciamo chiaro a chi governa nella Casa Rosada che non daremo loro tregua e che continueremo a lottare per tutte le nostre rivendicazioni, oggi violate.


. UNA MARCHA DE CIENTOS DE MILES DE ARGENTINOS Y ARGENTINAS, RECORDÓ A LOS 30 MIL, REPUDIANDO A OBAMA Y AL GOBIERNO DERECHISTA DE MACRI


RESUMEN LATINOAMERICANO, 24 DE MARZO 2016.-Hay días que la Patria se pone de pie y se echa a andar. Con exigencia de justicia y como repudio a la impunidad. 
Hay dias, compañera que más allá de mezquindades insignificantes, todos y todas nos ponemos de acuerdo en marchar juntos, repudiando al mandatario injerencista, terrorista de Estado, organizador de genocidios en Medio Oriente. No nos convence su sonrisa falsa y sus gestos de tipo simpático. No le creemos porque es uno de los engranajes principales de una política dedicada a hambrear pueblos y a reprimir rebeldías. Es, para colmo, el gran amigo del Virrey Mauricio Macri, quien despide a miles de trabajadores y genera propuestas económicas ligadas a lo peor del capitalismo salvaje.
Hay días, compañero, que abrazamos a las Madres y Abuelas, a los HIJOS y familiares de nuestros 30 mil hermanos, y junto a ellos y ellas, salimos a gritar que no nos han vencido, y que además no nos reconciliamos, no olvidamos y no perdonamos.
Hay días, como el de este 24 de marzo que cientos de miles inundamos de gritos y consignas la Plaza de Mayo y le dejamos claro a quienes gobiernan en la Casa Rosada que no les daremos tregua y que seguiremos luchando por todas nuestras reivindicaciones, hoy vulneradas


Tratto  da Resumen Latinoamericano, abbiamo conosciuto i compagni Argentini legati a Resumen nei colloqui per  i Cinque di Holguin e al seminario pacifista di Guantanamo ed è con orgoglio che pubblichiamo il loro importante lavoro antagonista all’Impero.



sabato 19 marzo 2016

Appello del Partito Comunista del Venezuela (PCV) al popolo venezuelano / llamamiento del partido comunista de Venezuela al pueblo venezolano


Appello del Partito Comunista del Venezuela (PCV) al popolo venezuelano

11/03/2016


Alla classe lavoratrice, al popolo venezuelano e alle forze democratiche e popolari

Ci accingiamo a difendere la Patria e le conquiste popolari raggiunte nell'attuale processo politico Bolivariano.

Con il rinnovamento e l'ampliamento dell'Ordine Esecutivo del governo statunitense, conosciuto come Decreto di Obama, 3 marzo del 2016, in cui si qualifica il Venezuela nuovamente come una minaccia insolita e straordinaria per la sicurezza degli USA, si intensifica l'aggressione multiforme contro la nostra Patria con l'obiettivo di sostenere i piani destabilizzatori e controrivoluzionari delle forze oligarchiche, fasciste e di destra della denominata MUD.

Il nuovo Decreto si sostiene giuridicamente sulle leggi degli USA comprendendo tra le altre, la Legge sui Poteri Economici d'Emergenza, la Legge sulle Emergenze Nazionali, la Legge sulla Difesa dei Diritti Umani e della Società Civile del Venezuela, la Legge su Immigrazione e Nazionalità. Tutte queste leggi sono strumenti per lo sviluppo delle politiche interventiste degli USA contro tutti i popoli e le nazioni della nostra regione latinoamericana e caraibica.

E' nota la sistematica intenzione del governo USA di creare un espediente internazionale contro il Venezuela e il diritto sovrano del nostro popolo a continuare a promuovere il suo processo bolivariano di cambiamento, per il quale sono utilizzate valutazioni di impatto mediatico e fittizie accuse come: "situazione di erosione dei diritti umani da parte del Governo del Venezuela, la persecuzione dell'opposizione politica, la riduzione delle libertà di stampa, l'uso della violenza e la violazione dei diritti umani e gli abusi in risposta alle proteste antigovernative, gli arresti arbitrari e le detenzioni di manifestanti antigovernativi".

In conseguenza, con questa politica i circoli oligarchici di ultradestra venezuelani hanno tracciato la cosiddetta "Tabella di Marcia", la quale dichiara guerra aperta contro il governo, il popolo e il processo bolivariano del Venezuela. In essa si prevedono:

1. Proteste in strada per far pressioni per le dimissioni del Presidente Nicolás Maduro e la formazione di un presunto "governo di unità nazionale", per riprendere i loro privilegi perduti.

2. La convocazione di un referendum per una modifica costituzionale che paralizzi il mandato presidenziale e convochi nuove elezioni, sapendo che all'approvazione della modifica costituzionale questa non si potrà applicare con retroattività.

3. Approfittando della maggioranza egemonica di destra nell'Assemblea Nazionale, approvare una Legge sul referendum fatta a misura per facilitare i requisiti amministrativi secondo i propri interessi.

Il PCV fa un appello al popolo lavoratore e alle forze patriottiche e rivoluzionarie:

1. All'organizzazione e alla mobilitazione nazionale, contro l'imperialismo, la destra senza patria e il riformismo accondiscendente.

2. A consolidare e sviluppare l'Unità Civico-Militare in difesa della sovranità, dell'indipendenza e delle conquiste raggiunte durante questo processo di cambiamento.

3. Ad affrontare l'aggressione politica, economica e psicologica dell'imperialismo e dell'oligarchia, preparandoci a intraprendere la lotta di classe sul terreno che si presenta.

4. Chiedere al governo di attivare i meccanismi legali per affrontare l'accaparramento e la distribuzione col conta gocce degli alimenti di base e delle medicine, applicando il decreto presidenziale 1.348 del 24 ottobre 2014 e con ampio protagonismo operaio-popolare.

5. A sviluppare, nel quadro di questa crisi, la più ampia unità patriottica, democratica e anti-imperialista del popolo venezuelano per la difesa della Patria e delle conquiste popolari raggiunte.

6. A promuovere la più ampia solidarietà internazionale per affrontare l'aggressione oligarchico-imperialista.

Davanti al fascismo e al tradimento, l'opzione è il socialismo!

Ufficio Politico del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela - PCV


LLAMAMIENTO DEL PARTIDO COMUNISTA DE VENEZUELA

A la clase trabajadora, al pueblo venezolano y a las fuerzas democráticas y populares

VAMOS A LA DEFENSA DE LA PATRIA Y DE LAS CONQUISTAS POPULARES  ALCANZADAS EN EL ACTUAL PROCESO POLÍTICO BOLIVARIANO

Con la renovación y ampliación de la Orden Ejecutiva del gobierno estadounidense, conocida como Decreto de Obama, el 3 de marzo del 2016, donde se califica a Venezuela nuevamente como una amenaza inusual y extraordinaria para la seguridad de los EE.UU., se intensifica la agresión multifacética contra nuestra Patria con el objetivo de respaldar los planes desestabilizadores y contrarrevolucionarios de las fuerzas oligárquicas, fascistas y de derecha de la llamada MUD.
El nuevo Decreto se sostiene jurídicamente en las leyes de EE.UU. incluyendo la Ley de Poderes Económicos de Emergencia, la Ley de Emergencias Nacionales, la Ley de Defensa de Derechos Humanos y Sociedad Civil de Venezuela, la Ley de Inmigración y Nacionalidad, entre otras. Todas estas leyes son instrumentos para el desarrollo de las políticas intervencionistas de los EE.UU. contra todos los pueblos y naciones de nuestra región latinoamericana y caribeña.
Es conocida la sistemática intención del gobierno de los EE.UU de crear un expediente internacional contra Venezuela y el derecho soberano de nuestro pueblo a seguir impulsando su proceso bolivariano de cambio, para lo cual utiliza calificaciones de impacto mediático y ficticias acusaciones como: “situación de erosión de derechos humanos por parte del Gobierno de Venezuela, la persecución de la oposición política, la reducción de libertades de prensa, el uso de violencia y la violación de derechos humanos y abusos en respuesta a protestas antigubernamentales, los arrestos arbitrarios y detención de protestantes antigubernamentales.”
En consecuencia, con esta política los círculos oligárquicos ultraderechistas venezolanos han trazado la llamada “Hoja de Ruta”, la cual declara la guerra abierta contra el gobierno, el pueblo y el proceso bolivariano de Venezuela. En ella se plantea:
1. Protestas de calle para presionar por la renuncia del Presidente Nicolás Maduro y la formación de un supuesto “gobierno de unidad nacional”, para retomar sus privilegios perdidos.

2. La convocatoria a referéndum para una enmienda constitucional que recorte el mandato presidencial y convocar a nuevas elecciones, a sabiendas que de aprobarse la enmienda constitucional ésta no se podría aplicar con retroactividad.

3. Aprovechando la mayoría hegemónica de derecha en la Asamblea Nacional, aprobar una Ley de referendos hecha a medida para facilitarles los requisitos administrativos según sus intereses.

El PCV hace un llamado al pueblo trabajador y a las fuerzas patrióticas y revolucionarias:
1. A la organización y movilización nacional, frente al imperialismo, la derecha apátrida y al reformismo entreguista.

2. A consolidar y desarrollar la Unidad Cívico-militar en defensa de la soberanía, independencia y las conquistas logradas durante este proceso de cambios.

3. A enfrentar la agresión política, económica y psicológica del imperialismo y la oligarquía, preparándonos a librar la lucha de clases en el terreno que se presente.

4. Exigir al gobierno activar los mecanismos legales para enfrentar el acaparamiento y la distribución a cuenta gotas de la cesta básica y de las medicinas, aplicando el decreto presidencial 1.348 del 24 de octubre del 2014, y con amplio protagonismo obrero-popular.

5. A desarrollar, en el marco de esta crisis, la más amplia unidad patriótica, democrática y antiimperialista del pueblo venezolano para la defensa de la Patria y de las conquistas populares alcanzadas.

6. A impulsar la más amplia solidaridad internacional para enfrentar la agresión oligárquica-imperialista.

¡ANTE EL FASCISMO Y EL ENTREGUISMO, LA OPCIÓN ES EL SOCIALISMO!
Buró Político del Comité Central del Partido Comunista de Venezuela – PCV



 Partito Comunista del Venezuela (PCV) | prensapcv.wordpress.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

mercoledì 16 marzo 2016

La Rivoluzione cubana e il processo emancipatore d’ America Latina ...(Simposio Internazionale Cuba nella Storia, Lima febbraio 2016)


abbiamo assolutamente chiaro che questo “cambio” degli Stati Uniti
ha come fine ultimo promuovere la ricostruzione del capitalismo a Cuba

 Basilio Gutiérrez García,  dipartimento internazionale Comitato Centrale Partito Comunista di Cuba

Il Partito Comunista di Cuba è profondamente grato agli organizzatori di questo evento internazionale dedicato al 57° anniversario della vittoria della Rivoluzione Cubana ed al suo contributo alla conquista della seconda e definitiva indipendenza della Nostra America, come l’ha chiamata José Martí. (…)
La realtà dell’isola è sistematicamente deformata, nel miglior caso silenziata dai grandi media che influenzano l’opinione pubblica mondiale. Oggi si cerca di spogliare i popoli della loro memoria storica: è la strategia imperialista per stabilire un governo globale.
Nella sua relazione al Primo Congresso del PCC, Fidel Castro sottolineò: “Cuba fu l’ultima colonia della Spagna in America Latina ed oggi è il primo Paese socialista di questo emisfero. Per costruire questo singolare destino la nostra patria ha dovuto saltare ostacoli che fino ad allora erano parsi invincibili”.
Per più di trenta anni la nascente nazione cubana ha combattuto e vinto militarmente l’esercito coloniale spagnolo, ben più forte in armi e risorse per la guerra (…).  
José Martí fu la figura più alta di quell’impresa. Ha lasciato insegnamenti fondamentali per le presenti e future generazioni di cubani: la necessità dell’unione nella lotta, la necessità di conquistare tutta la giustizia, il pericolo che per Cuba e l’America Latina rappresenta l’impero del Nord.
Martí si rese conto che l’unico modo di garantire la sovranità, non solo di Cuba ma del resto dell’America Latina, era: “impedire per tempo, con l’indipendenza di Cuba che gli Stati Uniti si allarghino sulle Antille e calino con maggior forza sulle nostre terre d’America”.
Quando noi cubani eravamo sul punto di raggiungere l’indipendenza dalla Spagna, a prezzo di tanto dolore, il Presidente nordamericano dell’epoca fu autorizzato dal suo Congresso ad intervenire militarmente nel nostro Paese, frustrando la nostra ricerca di libertà e imponendo con il ricatto militare il cosiddetto “Emendamento Platt”, che legalizzò nella sostanza la perdita della nostra sovranità, fondamento illegittimo dell’attuale Base Navale di Guantánamo.
Ci venne imposta una Repubblica fantoccio ed un capitalismo sottosviluppato, mono- produttore e dipendente dall’economia nordamericana. (…)
Esattamente 60 anni dopo che l’esercito interventista yankee impedì l’ingresso a Santiago de Cuba delle truppe mambisas(NdT-combattenti indipendentisti cubani), Fidel Castro e los barbudos entrarono in quella stessa città, il 1° gennaio 1959, per cambiare definitivamente la storia di Cuba ed in buona parte quella dell’America Latina.
La Rivoluzione trasformò la vita del nostro popolo in modo radicale. Cuba non solo recuperò la sua sovranità, ma raggiunse in breve tempo, sotto le bandiere del socialismo, impressionanti risultati economici e sociali. Il Paese è riuscito a collocarsi fra quelli con un alto indice di sviluppo umano, la speranza di vita ha superato i 78 anni, la mortalità infantile si è ridotta a meno di 5 su mille nati vivi, sono riconosciuti internazionalmente i successi della medicina e della scienza cubana, l’educazione, lo sport e la cultura sono alla portata di tutti.
Nonostante le nostre risorse limitate, la Rivoluzione è sempre stata coerente con la sua politica solidale e internazionalista. Migliaia dei suoi migliori figli hanno combattuto e sono morti per la causa libertaria di altri popoli d’Africa e America Latina. Oggi migliaia di collaboratori della sanità e dell’educazione prestano servizio in più di 60 Paesi.  
Cuba ed il suo eroico popolo hanno superato il terribile colpo rappresentato dalla caduta dell’Unione Sovietica, che ha significato un crollo del PIL del 35% e la perdita in pochi mesi del 70% del suo commercio estero.
Cuba non ha ammainato le sue bandiere socialiste né i suoi principi, mentre l’imperialismo nordamericano ha rafforzato il suo criminale blocco economico, finanziario e commerciale con la Legge Torricelli e la Legge Helms-Burton.
Però la resistenza di Cuba è stata possibile anche grazie alla solidarietà internazionale, che ha scritto la sua pagina più recente e brillante per la liberazione dei nostri Cinque Eroi, combattenti antiterroristi. (…)
Il Governo degli USA ha usato il suo ampio arsenale nel tentativo ossessivo di distruggere la Rivoluzione cubana ed il suo esempio. Ricordiamo solo la Baia dei Porci, l’imposizione del blocco nel 1962, la minaccia di sterminio nucleare nella crisi dell’ottobre 1962, la guerra imposta con bande controrivoluzionarie, sradicate dopo 10 anni di dura battaglia, il terrorismo che ha lasciato 3.478 morti e 2.099 disabili, oltre a enormi danni materiali.
La storia è nota. Cuba è arrivata fin qua in piedi. Gli USA hanno fallito e lo stesso Presidente Obama lo ha riconosciuto il 17 dicembre 2014, all’inizio dell’attuale processo fra i due Paesi.
Il ristabilirsi delle relazioni diplomatiche, l’attuale fase di apertura delle Ambasciate, non comporta la normalizzazione delle relazioni stesse.
La normalizzazione è un processo lungo e complesso che comporta, fra l’altro, l’eliminazione del blocco economico, commerciale e finanziario, la restituzione del territorio occupato dalla base di Guantánamo, il risarcimento dei danni provocati dalle politiche aggressive, la sospensione delle trasmissioni illegali radio e TV del Governo nordamericano contro Cuba, in violazione di accordi internazionali e, in generale, la cessazione dei programmi sovversivi.
Questi aspetti spiegano perché Cuba non ha motivi per fare concessioni ad un Paese che non ha mai aggredito, e di cui mai ha provato a modificare il regime socio-económico e politico, e ancor meno ad abbatterne il Governo.
Ci confrontiamo da pari a pari, secondo il diritto internazionale. Abbiamo espresso la nostra determinazione ad avanzare su tutto ciò che sia di interesse comune, siamo mossi da volontà collaborativa e lavoriamo per raggiungere relazioni civili fra i nostri Paesi.  
Molti amici, giustamente preoccupati, ci avvertono sui rischi che la Rivoluzione si trova davanti. A loro chiediamo di aver fiducia: alla fin fine abbiamo una vasta esperienza dopo aver affrontato negli ultimi 100 anni l’ostilità del nord, “agitato e brutale, che ci disprezza”, come diceva José Martí.
In questo senso è opportuno ribadire che abbiamo assolutamente chiaro che questo “cambio” degli Stati Uniti ha come fine ultimo promuovere la ricostruzione del capitalismo a CubaNoi, è importante tornare a dirlo, andiamo nella direzione contraria.
La rivoluzione cubana vive un momento cruciale, il cui dato essenziale è la determinazione a continuare a costruire il socialismo, secondo le condizioni e le necessità che conformano il mondo reale in cui siamo immersi, e secondo le esigenze imposte dal nostro processo rivoluzionario.
Tutto quel che stiamo facendo nel nostro Paese è assolutamente coerente con il proposito strategico di sviluppare un socialismo prospero e sostenibile.
Nel quadro di quel che abbiamo chiamato processo di attualizzazione del modello economico e sociale, concentriamo i nostri sforzi nel dare impulso a tutte le potenzialità che il Paese può dispiegare con le sue scarse risorse naturali: per esempio, lo sviluppo scientifico, educazionale e culturale accumulalo grazie alla Rivoluzione e lo sfruttamento più efficiente delle risorse economiche.
Nel VI Congresso del Partito Comunista di Cuba, dell’aprile 2011, abbiamo approvato un documento, discusso in modo massivo con la popolazione, che offre totale chiarezza sui fondamenti della nostra politica economica, ed afferma: “La politica economica del Partito si conformerà al principio secondo cui solo il socialismo è capace di vincere le difficoltà e preservare le conquiste della Rivoluzione, e che nell’attualizzazione del modello economico primeggerà la panificazione, considerando le tendenze del mercato”.
I fondamenti del nostro socialismo prevedono di garantire l’uguaglianza delle opportunità, la maggior giustizia sociale possibile ed il predominio della democrazia popolare e partecipativa nell’ordinamento del sistema politico.
Nel prossimo aprile abbiamo programmato il VII Congresso del Partito, dove verificheremo quanto già attuato e tracceremo una strategia di sviluppo fino al 2030, approvando una concettualizzazione teorica del socialismo a Cuba.
Dobbiamo ribadire che le trasformazioni di ordine economico hanno come ultima istanza il fine che abbiamo saputo sostenere anche in tempi difficili: la salute pubblica e l’educazione, gratuite ed universali, che costituiscono diritti umani inalienabili, in definitiva: principi della Rivoluzione.
Il Governo a Cuba è stato e continuerà ad essere dei lavoratori. Tutto quel che si è fatto e si farà sarà in funzione della grande maggioranza. 
Nel contesto attuale al Partito Comunista di Cuba tocca assumere il compito di fortificare il lavoro politico e ideologico per chiarire in seno al nostro popolo quanto necessario, lo star attenti a tendenze negative che possono formarsi in gruppi sociali, come la gioventù, o nel settore della gestione non statale dell’economia, che sembra siano gliobiettivi scelti dal lavorio sovversivo.
I problemi che arriveranno non ci troveranno impreparati. Contiamo sulla forza che spiega come siamo arrivati fino qui: l’unità del popolo, agglutinato nelle sue organizzazioni sociali, il nostro partito e la coesione politica nella militanza.
La nostra dignità davanti alla prepotenza dell’impero, questa è la questione; prima di tutto la nostra capacità di resistere come abbiamo fatto finora, insieme alla convinzione che sta dalla nostra parte la verità e la ragione.
D’altro lato non è negoziabile l’amicizia che la Rivoluzione cubana ha prodotto in questi duri anni di resistenza. Gli amici storici di Cuba possono contare sulla nostra lealtà.
Manterremo il più deciso appoggio alle cause giuste dell’umanità. Lo sa la rivoluzione bolivariana in Venezuela; non dimentichiamo il diritto di Puerto Rico alla piena indipendenza, né il sofferente popolo palestinese nella sua titanica lotta, tanto per citare solo alcuni casi che palesemente e irreparabilmente ci differenziano dalla politica estera statunitense. 
La controffensiva dell’imperialismo e le destre locali acquisiscono una singolare dimensione nella Nuestra América. Con diversi strumenti di sovversione si cerca di invertire i processi rivoluzionari e progressisti in Venezuela, Brasile, Ecuador, Bolivia, fra gli altri.
Com’è stato già denunciato, si tratta di un elaborato programma di destabilizzazione, combinato con azioni di guerra economica ed attacchi mediatici, che vittimizzano prima di tutto la verità, mirando a quel che chiamano il cambio di regime in modo diretto o in sua vece, una strategia di indebolimento di lungo periodo, per imporre soluzioni elettorali che passano sopra alla vera volontà democratica dei popoli.
Molto ci siamo domandati cosa fare per affrontare queste sfide. E giustamente è nella nostra storia  che può stare la risposta, quando dall’inizio i nostri padri fondatori ci chiamarono all’unità e all’integrazione.
Bolívar lo affermò: “L’unità dei nostri popoli non è semplice chimera, ma inesorabile decreto del destino. Uniamoci e saremo invincibili”… Oggi sappiamo che è urgente necessità lavorare per la piena integrazione come obbiettivo strategico per garantirci un futuro sicuro.
Non partiamo da zero. Non è inutile insistere che nella nostra regione abbondano gli effetti negativi dei TLC, però abbiamo anche accumulato esperienze organizzative e di lotta (…).
Possiamo sentirci orgogliosi della nascita dell’ALBA, che come suggerisce il suo nome, vuole essere il mattino di una forma più elevata d’integrazione basata sulla cooperazione; del CARICOM e della UNASUR con una formidabile capacità di coordinare volontà e sciogliere conflitti fra sudamericani; del MERCOSUR, piattaforma di articolazione commerciale più datata, ed infine, al punto più alto, la CELAC.
Alla fondazione della Comunità di Stati Latinoamericani e Caraibici, CELAC, nel dicembre 2011, il Primo Segretario del Partito Comunista di Cuba, compañero Raúl Castro, disse: “Abbiamo il privilegio di assistere ad un atto fondativo trascendentale… rivendichiamo più di due secoli di lotte e speranze. Arrivare fin qui è costato sforzi en anche sangue e sacrificio. I colonizzatori di un tempo e le potenze imperiali di oggi sono stati i nemici di questo obbiettivo. La CELAC è la nostra opera più preziosa. Simbolicamente, consolida l’idea di una regione unita e sovrana, impegnata su un destino comune”. (…)
L’unità e la solidarietà saranno decisive per avanzare nell’ottenimento della seconda e definitiva Indipendenza dell’America Latina e dei Caraibi. Le recenti sconfitte elettorali della sinistra sono temporanee e non devono generare smobilitazione o demoralizzazione (…). Riprendiamo l’iniziativa con la convinzione della vittoria delle nostre giuste idee.
Infine, compañeros, Cuba continuerà nel suo cammino verso il socialismo, con la normalizzazione dei rapporti con gli USA, che indubbiamente può facilitare molto questo processo, però anche senza, così com’è stato finora. Questo significa che cammineremo senza abbandonare i principi che ci hanno permesso di fare una rivoluzione come la nostra. Come la provata vocazione solidale verso altri popoli, valore intrinseco all’idea universale del socialismo.
Il leader storico della Rivoluzione Fidel Castro, in una lettera al Presidente de la Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro, dello scorso dicembre, riaffermò la determinazione irremovibile del nostro popolo, dicendo: “I rivoluzionari cubani, a poche miglia dagli Stati Uniti, che sempre hanno sognato di appropriarsi di Cuba per convertirla in casinò e postribolo…, non rinunceranno mai alla piena indipendenza e al rispetto totale della loro dignità”…
(Simposio Internazionale Cuba nella Storia, Lima – 4/ 6 febbraio 2016, tratto da Rebelión)

traduzione e sottolineature a cura di AsiCubaUmbria –asicubaumbria@libero.it
fatti parte dell’esercito difensore della verità contro il sistema di disinformazione di massa


sabato 12 marzo 2016

12 Marzo 2016 davanti la base USA di Camp Darby Pisa giornata di mobilitazione contro la guerra.(Foto)


Ormai la guerra si è fatta più  visibile e minacciosa, meno impalpabile.  Il governo Renzi,  gli stati maggiori, il Presidente della Repubblica hanno non solo deciso di portare l’Italia  dentro l’ennesimo evento bellico,  ma addirittura di guidare una sorta di coalizione internazionale che, pur di riprendere il controllo dell’ altra sponda del Mediterraneo è pronta a replicare l’infausta operazione del 2011.  Nel frattempo il caos, la destabilizzazione, la tribalizzazione della Libia ridotta a pezzi  dall’ intervento occidentale , è sotto gli occhi di tutti,  eppure gli stessi responsabili di quel disastro,  gli  stessi assassini di Gheddafi,  gli stessi ladri dell’ingente  tesoro libico ,si candidano a mettere le cose a posto.  Siiiiiiiiiiiiiiii, La guerra si farà e come da copione  l’Italia ci sarà,......  i criminali a volerla purtroppo  sono i soliti.
Per il governo Renzi sembra che il problema  sia come riuscire a convincere il popolo ad accettare la guerra,  ( può essere che CIA e Company inventino un qualcosa di eclatante e devastante per farla digerire agli italiani ??.) ....Renzi e staff  pressati da Washington e  Parigi,   che rimproverano  l’Italia di essere troppo timida,  di fatto hanno  già detto si al coinvolgimento italiano alla missione militare.  L’Italia vuole intervenire  alla guerra per potersi sedere ai tavoli per la spartizione delle immense risorse energetiche e idriche della Libia prima che il paese possa avere un governo stabile, allo stesso tempo però teme di impantanarsi  in un conflitto che non promette di essere ne facile ne rapido e quindi potrebbe avere dure ripercussioni  per gli strati sociali  più deboli  del nostro Paese già tartassati e derubati delle conquiste sociali ,diritti..... Le altre potenze guerrafondaie USA, Inghilterra, Francia,..non volendo assumersi interamente l’onere della missione  hanno pressato fortemente sulla partecipazione italiana,vedi le insistenze di Washington  sulla necessità che l’Italia invii  5000 militari e metta disposizione obbligatoriamente  basi, strutture  militari e aereoporti.
Basta informarsi minimamente per poter capire che l’intervento in Libia per combattere l’ISIS è una farsa puerile,  dal momento  che l’ISIS  è una creatura, finanziata e armata dalla NATO  e  sotto controllo diretto dall’intelligence dell’ Impero.

L’AGGRESSIONE ALLA LIBIA VA FERMATA.

L’ITALIA DEVE USCIRE DALLA NATO.

L’ITALIA  DEVE CHIUDERE TUTTE LE BASI STRANIERE PRESENTI NEL TERRITORIO.

L’ITALIA DEVE RITIRARE I MILITARI DA TUTTI GLI ALTRI FRONTI DI GUERRA IMPERIALISTA



L’associazione amicizia Italia Cuba Alta Maremma Circolo”Italo Calvino”  e circolo di Pisa ancora una volta erano  presenti al nutrito  Presidio contro la guerra davanti la entrata della storica quanto nefasta base militare USA di Camp Darby a Pisa, base logistica  che va ricordato è  la più grande d’Europa , gli amici di Cuba già il 23 ottobre si concentrarono davanti la base in occasione della partenza del tuor ciclistico  pacifista che da Camp Darby  in tre tappe arrivò in un presidio pacifista organizzato in  piazza Pantheon a Roma  e successivamente il 22 novembre  2015 , dopo 6 tappe in Cuba  arrivò  al IV seminario per la pace di Guantanamo, dove erano presenti 43 paesi e i cui esponenti  nella stesura finale  di un documento rinnovarono la chiusura delle basi militari straniere di tutto il mondo. Gli internazionalisti amici di Cuba possono affermare che l’isola rivoluzionaria è da sempre in prima linea per la costruzione di un mondo più giusto dove i popoli vivano in pace e nella reciproca cooperazione solidale.  Per questo organizza manifestazioni  e seminari  di alto spessore  legati a tematiche pacifiste internazionaliste ,….  per Cuba la  chiusura delle basi militari straniere all’estero è fondamentale per liberare i Paesi da condizionamenti armati esterni. 

Al presidio hanno aderito.
Rete dei Comunisti - Partito Comunista dei Lavoratori - Ross@ Pisa - Associazione La Rossa Lari - USB Toscana - Comitato livornese No guerra No Nato - Circolo agorà Pisa - Laboratorio per un futuro senza guerre Viareggio - Unione Inquilini Pisa - Coordinamento Regionale della Rifondazione Comunista Toscana - Movimento Liberazione Popolare programma 101 - Giovani Comunisti Prc Pisa/Siena/Grosseto - CARC Toscana - Il Sindacato è un’altra cosa/Opposizione in CGIL Toscana - CSOA Casa Rossa Massa - Progetto Rebeldìa - Comitato Fermiamo la guerra Firenze - Assemblea fiorentina contro la guerra e la Nato - Statunitensi contro la guerra Firenze - RSU Ateneo fiorentino - FLC CGIL Università di Firenze - Una Città in Comune Pisa - Cobas Pisa - Coordinamento Basta morti nel Mediterraneo Firenze - Archivi della Resistenza Circolo Edoardo Bassignani - Coordinamento antifascista antirazzista aretino- Collettivo Licio Nencetti Arezzo - Comunità curda Toscana - Link Siena - Ass. Restiamo umani Piombino - Associazione per la Ricostruzione del Partito Comunista di Livorno - WILPF (Lega Internazionale Donne per la Pace e la Libertà) - Associazione La Comune di Bagnaia - Spazio Antagonista Resistenza Sociale (SARS) di Viareggio - Centro Solidarietà Internazionalista Alta Maremma - Associazione Controcanto pisano - Associazione Italia Nicaragua Livorno – Sinistra Anticapitalista Toscana – Circolo Bolivariano A. Martelli Piombino Val di Cecina – Osservatorio antiproibizionista Canapisa Crew - Associazione Italia Cuba Alta Maremma / Pisa / Livorno - Eurostop Toscana